domenica 14 gennaio 2024

15 Gennaio 1995: Juventus - Roma

É il 15 Gennaio 1995 e Juventus e Roma si sfidano nella sedicesima giornata del Girone di Andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1994-95 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.

La Juventus dopo anni di magra si appresta a vincere il suo ventitreisimo scudetto con il nuovo allenatore Marcello Lippi. La Roma dal canto suo dopo un campionato tra alti e bassi riesce ad acciuffare per i capelli una preziosa qualificazione in Coppa UEFA.

Buona Visione!

 

juve


Stagione 1994-1995 - Campionato di Serie A - 16 andata
Torino - Stadio Delle Alpi
domenica 15 gennaio 1995 ore 14:30
JUVENTUS-ROMA 3-0
MARCATORI: Ravanelli 32, Ravanelli rigore 81, Vialli 84

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Torricelli, Fusi, Carrera M., Paulo Sousa, Tacchinardi (Jarni 72), Conte A., Vialli, Del Piero (Di Livio 76), Ravanelli
A disposizione: Rampulla, Orlando Al., Marocchi
Allenatore: Marcello Lippi

ROMA: Cervone, Annoni (Lorieri 71), Aldair, Statuto (Cappioli 60), Petruzzi, Carboni, Moriero, Piacentini (Benedetti 87), Balbo, Giannini, Fonseca
A disposizione: Colonnese, Maini
Allenatore: Carlo Mazzone

ARBITRO: Stafoggia
AMMONIZIONI: Petruzzi, Cervone, Petruzzi 83 (Roma)
ESPULSIONI: Torricelli 71 (Juventus); Cervone 71, Petruzzi 83 (Roma)



Contatto Aldair-guardalinee: i giallorossi, beffati nell'azione del primo gol, 
La Juve avvelena la Roma 
Tre espulsi e un rigore fasullo: la Lupa è ko 

TORINO. Questione di centimetri, nei secoli dei secoli. La Juventus dei senza Baggio si scrolla di dosso anche la Roma, sfilandole dal borsello tre punti pesantissimi, e si laurea campione d'inverno. A cominciare dal risultato, per nulla giustificato sul piano del gioco, la partita condensa i veleni e i dispetti che hanno fatto da sfondo ai memorabili litigi degli Anni Ottanta. Due gol su tre ferocemente contestati, il primo per lo zampino di un guardalinee (ma che dire, allora, della «pollaggine» di Aldair?), il secondo per un rigore che - effettivamente - non c'era, e tre espulsi, Cervone, Torricelli, Petruzzi. Una sfida ad alta tensione, squalliduccia, con l'aggravante di un terreno orribilmente ghiacciato. All'ottava vittoria nelle ultime nove uscite, Madama raccoglie un bottino insperato, ma anche questo ò un segnale. 

Divino. Pensiamo all'azione (azione?! che sblocca il risultato. Sta giocando meglio la Roma. Più ordinata, più disinvolta, più intraprendente. Come strumento, gli dei scelgono un guardalinee; e come vittima, Aldair. Dal furtivo contatto fra i due nasce una rimessa laterale così goffa che spiazza la difesa e smarca Ravanelli, che di suo ci mette un mirabile pallonetto. Apriti cielo. Episodi. Ma episodi che scavano il solco. La Juve lepre non ha l'aplomb della Juve cacciatrice. Soffre il fervore operativo dogli avversari, si affida troppo a lanci e parabolo, non tira mai. Il 3-5-2 di Mazzone è di ben altra pasta rispetto al 5-2-3 di Scala. Difesa alta, con Petruzzi spesso in linea, Annoili e Aldair inflessibili su Ravanelli e Vialli, o viceversa, e Piacentini, preferito a Càppioli, generoso nello sdoppiarsi fra turni di guardia (su Del Piero) e incursioni di disturbo. Statuto si scorna con Conte, Paulo Sousa e Giannini si sbirciano, Tacchinardi, ecco, non profitta compiutamente, della libertà che lo stakanovista Piacentini è costretto a concedergli. Più o meno quello che capita a Carboni, disturbato - a turno - dai Vialli e Ravanelli di passaggio. Implacabili, Carrera e Ferrara azzannano Balbo e Fonseca, spalleggiati da un Fusi sempre; molto reattivo. Quando Giannini avanza o Sousa si allarga, entrano in scena i gregari. 

Le bollicine di Moriero non ubriacano Torricelli: anzi. Del Piero si guadagna la pagnotta non tanto per i coriandoli di talento che distribuisce in attacco, quanto per i soccorsi che reca ai compagni in ambasce. La Roma obbliga Carrera e Torricelli a temerari salvataggi, ma solo in un caso, al 44', con Fonseca, sfiora il gol, sventato in extremis da una zampata di Ferrara. Sono sterili, i romanisti, e ben presto perdono il lume della ragione. Quel Fonseca in fuorigioco (quasi) sistematico, quel Balbo anticipato e soverchiato, quel trottolino di Moriero in perenne affanno: la Roma gioca meglio della Juve per un tempo, ma poi si adegua. La staffetta tra Statuto e Cappioli non scompagina gli equilibri, resi molto, molto, precari dal terreno e dai nervi. Rotto il ghiaccio, la squadra di Lippi si vota a un oscuro lavoro di rammendo. Al fronte, non spedisce che Del Piero, anticipato da Ccrvone, e Torricelli, la cui proditoria collisione con il portiere sfocerà in un'invereconda rissa, attizzata dal romanista, e nell'espulsione di entrambi. Tocca ad Annoni fare posto a Lorieri. Lippi, lui richiama Tacchinardi e sguinzaglia Jarni, assegnandolo alla custodia di Moriero. Poco dopo, via Del Piero, esausto, e dentro Di Livio. Scelta tattica, di illuminata cautela. Il destino si compie al 33'. E' fuori area, e non dentro, il fallo con il quale Petruzzi, poi cacciato, affonda Vialli.

Questione di centimetri, appunto. Stafoggia, sorpreso dalla parabolica sventagliata di Ferrara, si fida di Gallas, l'altro guardalinee, e decreta un rigore che non esiste. La stangatina di Ravanelli sigilla lo «scippo». Fatto il terzo, Vialli sciupa il quarto. Lo scarto ò un attentato al buon senso. Premia i chirurghi di Lippi, gente che con il bisturi ci sa fare. 

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 16 gennaio 1995



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