mercoledì 1 novembre 2023

2 Novembre 1994: Juventus - Maritimo

É il 2 Novembre 1994 e Juventus e Maritimo si sfidano nella gara di ritorno dei Sedicesimi di finale della Coppa UEFA 1994-95 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.

La Juventus dopo anni di magra si appresta a vincere il suo ventitreesimo scudetto con il nuovo allenatore Marcello Lippi. In Europa é un mezzo trionfo : dopo aver elminato i gialloneri del Borussia Dortmund in semifinale i ragazzi in bianconero dovranno cedere al Parma di Nevio Scala l'alloro continentale.

Buona Visione! 


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Stagione 1994-1995 - Coppa UEFA - Sedicesimi, ritorno
Torino - Stadio Delle Alpi
Mercoledì 2 novembre 1994 ore 17.45
JUVENTUS-MARITIMO 2-1
MARCATORI: Ravanelli 34, Ravanelli 52, Paulo Alves 80

JUVENTUS: Peruzzi, Torricelli, Jarni (Tacchinardi 72), Fusi, Porrini, Paulo Sousa, Di Livio, Marocchi, Vialli, Baggio R., Ravanelli (Del Piero 69)
Allenatore: Marcello Lippi

MARITIMO: Everton, Josè Pedro, Paulo Duarte, Carlos Jorge, Humberto, Heitor, Zeca (Andrade 79), Soeiro, Alex, Vado, Paulo Alves
Allenatore: Paulo Autuori

ARBITRO: Harrel (Francia)



«E ora basta panchina» 
Il goleador reclama i suoi diritti 

TORINO. La rabbia di Lippi, la gioia di Ravanelli. Ecco le due anime di una Juve che mette in cassaforte la qualificazione, ma esce dal campo lasciandosi alle spalle qualche perplessità di troppo. Tornano a galla antichi vizietti, quella passione per il rischio che riaffiora quando l'avversario non si chiama Milan. La Signora ama il brivido, Lippi no. Baggio neppure. Il Codino lascia ai posteri la sua breve testimonianza carica di disappunto. 

Se ne va seccato: 

«Non sono per nulla soddisfatto. Abbiamo concesso troppo spazio ai portoghesi». 

Sperava di raggiungere Platini anche nei gol di coppa, invece ha messo ben presto da parte ogni velleità, costretto a dare man forte ad un centrocampo troppo spesso in asfissia. Ma ecco Lippi. La soddisfazione del dopo Milan è già sparita, oggi c'è un Lippi deluso, quasi mortificato. 

Parte con un eufemismo: 

«Sì, c'è qualche problema». 

Inizio soft, poi rincara la dose: 

«Non sono affatto soddisfatto, abbiamo concesso troppo agli avversari all'inizio e poi ancora nel finale. E meno male che Peruzzi si è superato. Abbiamo sofferto in maniera esagerata un cambio di formazione dettato dalle assenze, soprattutto in difesa. Ho visto una Juve bella ed essenziale soltanto nella parte centrale della partita, ma il resto è da dimenticare». 

Batte su un tasto arcinoto: 

«E' questione di organizzazione, in certi momenti la sqttadra perde in concretezza e soffre in maniera inaccettabile». 

Poi punta il dito accusatore: 

«Qualcuno non ha rispettato le consegne. Io so chi è, ma lo tengo per me. Certo non mi demoralizzo per una partita sbagliata, ma mi dispiace perché vorrei vedere in campo sempre la Juve migliore. Quella che ha affrontato il Milan, tanto per intenderci». 

Lo sfogo lippiano non cade nel vuoto. Peruzzi, con Ravanelli protagonista assoluto in positivo, ammette: 

«Ha ragione Lippi ad essere amareggiato, non abbiamo seguito le sue disposizioni. Siamo scesi in campo un po' deconcentrati, il risultato dell'andata ci ha condizionato. Per fortuna ci ha pensato ancora Ravanelli». 

Ed eccolo il salvatore della patria. Otto reti in Coppa Uefa a fronte di una soltanto in campionato: bello di notte sulle orme di Boniek. La favola continua. L'attaccante è sincero: 

«Ci sono situazioni tattiche diverse. In campionato devo sacrificarmi di più a centrocampo, lasciando maggior spazio a Vialli e Baggio, e poi ci vuole maggior attenzione contro le formazioni italiane. In coppa mi esalto e spero di non fermarmi qui. Ma adesso è ora di segnare anche di domenica. Nel derby? Perché no, i tifosi se lo attendono e poi contro il Toro si gioca in notturna». 

Eppure i meriti del mercoledì non gli scollano l'etichetta di precario in perenne balletto fra campo e panchina. Spiega: 

«Lo so, devo impegnarmi più di altri per conquistare un posto da titolare. All'inizio della stagione era anche peggio, poi qualcosa è cambiato, non mi sono mai rassegnato, il lavoro paga». 

In termini molto civili, ma con grande fermezza va all'attacco: 

«In panchina spero di non tornare perché non lo merito. Ci sono altri che possono andarci. Anche i numeri sono dalla mia parte». 

Derby in bilico per Fusi, vittima di una contrattura. Il libero è in forte dubbio. 

Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 3 Novembre 1994



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