giovedì 21 settembre 2023

22 Settembre 1991: Atalanta - Juventus

É il 22 Settembre 1991 e Atalanta e Juventus si sfidano nella Quarta Giornata del Campionato di Calcio di Serie A 1991-92  allo Stadio 'Comunale' di Bergamo.

Contro questo Milan (imbattuto in Serie A) perfettamente guidato in panchina da Fabio Capello, é diffcile ottenere di piú di un secondo posto nella Classifica Finale del massimo campionato italiano. Cosí una Juventus ancora debole ma tato volenterosa riesce nel suo scopo iniziale : un secondo posto finale piú che positivo. Dall'altra parte c'é un Atalanta che disputa un campionato tranquillo e si posiziona a metá classifica.

Buona Visione!


atalanta


Stagione 1991-1992 - Campionato di Serie A - 4 andata
Bergamo - Stadio Comunale
Domenica 22 settembre 1991 ore 16.00
ATALANTA-JUVENTUS 0-0

ATALANTA: Ferron, Minaudo, Pasciullo, Bordin, Bigliardi, Porrini, De Patre, Stroemberg, Perrone, Nicolini, Caniggia
Allenatore: Bruno Giorgi

JUVENTUS: Tacconi, Carrera M., De Agostini, Reuter, Kohler, Julio Cesar, Marocchi (Di Canio 72), Galia, Casiraghi, Baggio R., Corini (Alessio 84)
Allenatore: Giovanni Trapattoni

ARBITRO: Cesari



BERGAMO DAL NOSTRO INVIATO

Juventus, missione compiuta: un punto per restare al comando, in compagnia di Milan e Lazio, e in perfetta media inglese. 

L'abbottonatissima Atalanta voleva dividere la posta, c'è riuscita. Giorgi temeva i panzer bianconeri e ha scavato profonde trincee davanti a Ferron, penalizzando il pubblico che ha affollato il Comunale, riaperto dopo 4 mesi di chisura per il rinnovamento (record d'incasso, 942.526.000 lire). C'era il pienone e Boniperti, presentatosi in tribuna d'onore al fischio d'inizio, ha trovato il posto occupato. Lo hanno fatto accomodare accanto al presidente atalantino Percassi, con Arrigo Sacchi alle spalle. Boniperti ha lasciato lo stadio dopo la sosta, ma non ha perso nulla. 

Con Schillaci, squalificato, Trapattoni aveva avanzato Baggio accanto a Casiraghi, affidando la regia a Corini con Galia mediano ma, per la prima volta dall'inizio del campionato, l'attacco bianconero è rimasto a secco. La sterilità della Signora è dovuta anche alle colpe del... partner. Era difficile penetrare nel bunker bergamasco e il terreno viscido per la pioggia complicava le triangolazioni nell'affollata area avversaria. C'è stato un turbinare di palloni a centrocampo, ma poche emozioni: nessuna parata vera per Ferron e un paio di interventi più impegnativi per Tacconi nell'ultimo quarto d'ora. Volere e non potere. 

La pochezza offensiva della Juventus non nasce da una tattica utilitaristica, ma dalla concentrazione e dalle marcature asfissianti di Minaudo su Baggio e di Porrini su Casiraghi. Bisognava aggirare l'ostacolo cercando il gol attraversò ìl cross e il gioco aereo che nelle precedenti tre gare aveva fruttato tre gol, due di Casiraghi e uno di Schillaci, tutti di testa. Anche le fasce laterali erano ben protette da Bordin (su De Agostini) e Pasciullo (su Reuter). Frontalmente, Stromberg si sacrificava su Marocchi e De Patre ostacolava Corini. 

Ci provava Galia ma senza successo, anche per i ripiegamenti di Nicolini. E dalle retrovie, gli inserimenti di Kohler e di Carrara erano frenati dal timore di concedere il contropiede a Caniggia e Perrone. La velocità di Caniggia contro la potenza di Kohler. E quando lo stopper era staccato, ci pensavano Reuter e Julio Cesar a recuperare. La difesa di ferro della Juventus, con Julio Cesar dominatore, teneva sotto controllo la situazione senza problemi per Tacconi. Neppure Ferron correva pericoli anche se la supremazia territoriale della Juventus era netta, soprattutto nella prima frazione. Per sbrogliare la situazione, Baggio cercava di inventare qualche assist quando Minaudo non lo fermava con le buone o con le cattive, ma non sempre i suoi suggerimenti erano sfruttati a dovere da Casiraghi (il tignoso Porrini l'ha bloccato senza problemi).

Bergamaschi chiusi nel bunker, i bianconeri non trovano la strada per arrivare al gol Juve, lo stop da un muro di gomma Poco lavoro per Ferron, Tacconi impegnato nel finale. E la Juventus non ha mai affondato i colpi. Se l'incornata di Kohler, su corner di Baggio, fosse andata a segno, la partita avrebbe cambiato corso perché l'Atalanta sarebbe uscita dalla tana, concedendo spazi a Baggio e Casiraghi. L'imprevedibilità di Schillaci avrebbe aggiunto un pizzico di fantasia alle offensive, ma la Juventus, con la rosa di cui dispone, non può recriminare sull'assenza del bomber siciliano. Trapattoni ha inserito Di Canio al posto di Marocchi a meno di venti minuti dal termine: la mossa non ha aumentato il potenziale juventino. Anzi, Di Canio ha dovuto ripiegare poiché l'Atalanta ha deciso di osare, impegnando Tacconi tre volte: uscita di piede su Caniggia (l'unico spunto concesso da Kohler e Julio Cesar al «figlio del vento»), e due parate su tiri centrali di Perrone e Nicolini. 

A questo punto, Trapattoni ha tolto Corini (che per 83' aveva fatto la sua parte con diligenza, ma senza acuti) per aggiungere Alessio a protezione del centrocampo e dello 0-0. Il finale ha riscattato solo in parte la condotta passiva dell'Atalanta. Giorgi, pur giocando in casa, non ha avuto il coraggio di sfidare Trapattoni in campo aperto, ed è comprensibile. Nella Fiorentina predicava calcio offensivo e venne silurato. Nell'Atalanta, che dovrà lottare per salvarsi, è diventato un difensivista. 

Bruno Bernardi

tratto da: La Stampa 23 Settembre 1991




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