domenica 18 giugno 2023

Stelle Bianconere: Fabio Capello

Noi di JLSSN - Juventus La Storia Siamo Noi vi regaliamo questo filmato sulla leggenda bianconera Fabio Capello.

Centrocampista dinamico e tecnico arrivó alla Juventus nel 1970. Fu protagonista della squadra per ben sei stagioni. Stagioni in cui si elevó come degno vincitore di ben 3 Scudetti.

Dopo esperienze positive con Roma e Milan, appese le scarpe al chiodo, intrappendendo così una fortunatissima carriera da allenatore.

Ritornó alla Juve da vincitore, conquistando ancora due scudetti. Solo la farsa di Calciopoli gli impedì di arricchere ancora di piú la sua giá illustre bacheca.






FABIO CAPELLO "mezz'ala all'antica"

Roma, 1 luglio 1973

E' Fabio Capello, forse, il giocatore che più fermamente ha creduto nell'ascesa di questa Juventus. Magari non così rapida, però vi ha creduto fermamente dal giorno che Romperti ed Allodi lo strapparono alla Roma provocando l'ira sdegnata di don Helenio Herrera. « Ricorda? Tre anni fa le dissi che questa squadra aveva i presupposti per ripetere il quinquennio della grande Juventus. Adesso posso dirle che questa Juventus è su quella strada ». Dai presupposti siamo quindi alla realizzazione di un disegno per gli uomini che dell'avventura sono i protagonisti e di un sogno per molti milioni di tifosi. Allora Capello stentava di inserirsi nel complesso bianconero per una sona di reciproca incomprensione, una diffusa diffidenza tra i tecnici e tra chi scrive di calcio che oggi hanno riveduto e corretto il loro pensiero sul giocatore; ora egli è l'autentico «uomo-squadra», colui che « pensa, filtra e catalizza il gioco ». « Sarà il centrocampista degli Anni Settanta » aveva preconizzato Herrera. «Attorno a lui crescerà il gioco della squadra », aveva affermato Armando Picchi qualche giorno prima di lasciare per sempre la « sua » Juventus e ciò avveniva all'indomani di un periodo per entrambi burrascoso, allenatore e giocatore, sottolineato da errati preconcetti. Ristabiliamo con Capello i suoi veri contorni e la figura del regista di una squadra di calcio, dell'uomo cioè che è virtuale catalizzatore del gioco, poiché dal suo piede transita costantemente il pallone. Quindi, poniamo la do¬ manda: « Lei si sente realmente un regista? ». « Solo una mezz'ala all'antica ». Precisa: « Gioco, cioè, a tutto campo ». L'immagine che la gente ha di Fabio Capello dopo tre anni di attenta e non sempre comprensiva attenzione e la conclusione di una entusiasmante stagione in maglia bianconera e in maglia azzurra (ricordate la sua brillante condotta nel recente Italia-Inghilterra a Torino?) è infatti quella di una mezz'ala all'antica, che si apre varchi e cerca spazi ovunque si sviluppa il gioco: cioè dove si costruisce, dove si concretizza, dove si frantuma. Capello, in molte partite quest'anno è stalo regista, difensore, stoccatore, in un andirivieni a tutto campo non sempre spettacolare ed appariscente ma che solo atleti costantemente lucidi di mente e di muscoli possono concedersi. Capello non ha modelli passati o attuali ai quali ispirarsi o fare punto di riferimento. Ha personalità sua spiccatissima e alla quale non rinuncia; semmai, la rafforza. Rendendo però omaggio a Gianni Rivera o riferendosi a Mazzola, si intuisce che ha fatto tesoro di qualche loro pregio. Di Rivera egli dice: « Ha giocato un grandissimo campionato: è stato mezz'ala generosa, regista intelligente, capo cannoniere. Ha fatto tanti gol e ha dato tanti palloni ai suoi compagni per segnare ». Prima della partita di stasera Capello si poneva infatti il dubbio: « Il risultato è legato al modo come il Milan reagirà alla assenza di Rivera». Tentando quindi di costruire un parallelo fra Juventus e Milan affermava: « Abbiamo eguale temperamento, poiché il loro gioco è costruito attorno all'uomo mentre il nostro è espressione di un collettivo». Egli rinuncia cosi ad attribuirsi i meriti che appartengono all'uomo-squadra per trasferirli su tutti coloro che formano l'undici bianconero. Parliamo del campionato, dello scudetto acciuffato proprio qui, all'Olimpico negli ultimi novanta minuti, della Coppa dei Campioni. A Firenze, dopo quella rinunciataria partita, gli rimproverai di aver ceduto le armi quando la battaglia per il titolo non era ancora decisa, anzi, le sue sorti potevano capovolgersi, come poi avvenne. Capello rifiuta il termine « rinuncia » ed osserva: « Era una questione di calcolo allora, cioè di punti che il Milan aveva in più e che noi avevamo in meno». Ed aggiunge che la rimonta finale ha cancellato quelle perplessità aritmetiche, ha confermato a loro stessi e ha dimostrato agli altri la reale forza di questa Juventus che ha un patrimonio di ottimi giocatori e un gioco collettivo tra i più moderni e fecondi: Sul tema finale di Belgrado osserva: « L'Ajax che noi abbiamo visto in campo, a tu per tu, era diverso da quello che avete visto in tribuna. Personalmente ritengo che l'Ajax abbia raggiunto l'idealizzazione di squadra moderna di calcio ». Fabio Capello, 27 anni, moglie, un bel bimbo e in attesa di un secondo figlio. Ha duramente lottato contro i pregiudizi ma ora può esclamare: « Sono friulano, ho la testa più dura di coloro che avevano questi pregiudizi ».

tratto da: La Stampa - 2 Luglio 1973 

 

 

capello

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hurra'

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