lunedì 10 giugno 2024

11 Giugno 1995: Parma - Juventus

É l' 11 Giugno 1995 e Parma Juventus si sfidano nella Finale di Ritorno della Coppa Italia 1994-95  allo Stadio 'Ennio Tardini' di Parma.

La Juventus dopo anni di magra si appresta a vincere il suo ventitreesimo scudetto con il nuovo allenatore Marcello Lippi. Il Parma dal canto suo contende ai bianconeri ben tre tornei in questa stagione. Persa quindi sia la lotta scudetto sia quella per la Coppa Italia, i gialloblu si fanno valere almeno sul palcoscenico europeo.

Vincono infatti la Coppa UEFA nel doppio confronto a Milano ed in Emilia.

Buona Visione! 


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Coppa Italia 1994-1995 - Finale, ritorno
Parma - Stadio Ennio Tardini
Domenica 11 giugno 1995 ore 20.45
PARMA-JUVENTUS 0-2
MARCATORI: Porrini 26, Ravanelli 54

PARMA: Bucci, Mussi, Di Chiara, Minotti, Apolloni, Fernando Couto (Asprilla 46), Branca, Baggio D., Crippa, Zola, Fiore (Sensini 55)
Allenatore: Nevio Scala

JUVENTUS: Rampulla, Ferrara C., Torricelli, Tacchinardi, Porrini, Marocchi (Conte A. 68), Di Livio, Deschamps, Vialli (Orlando A. 30), Del Piero, Ravanelli
Allenatore: Marcello Lippi

ARBITRO: Pierluigi Collina
ESPULSIONI: Apolloni 86 (Parma)



I bianconeri, a coronamento di una stagione indimenticabile, battono il Parma al Tardini e arricchiscono il tricolore con un altro prestigioso trofeo
Juventus, Signora d'Italia 
Scudetto e Coppa come ai tempi di Charles e Sivori 
PARMA DAL NOSTRO INVIATO 

Juventus. Anche così, senza Sousa, Kohler, Jarni e Peruzzi, con il Codino in tribuna e Vialli fuori, stirato, dopo mezz'ora. Juventus. Un impasto di ferro con bagliori di fiamme ardenti. A coronamento di una stagione indimenticabile per coraggio e intensità, la squadra di Marcello Lippi affianca la Coppa Italia allo scudetto, doppietta che non le riusciva dai tempi di Boniperti, Charles e Sivori. Come era già successo in campionato e in Coppa Uefa, l'unico trofeo sfuggito ai suoi robusti appetiti, è il Parma a sbarrarle la strada. L'1-0 dell'andata, già decisivo a San Siro in ambito europeo, orienta anche questa sfida, tanto più che Porrini, un gregario, si conferma implacabile fromboliere, un gol a Torino, un gol ieri, il primo, arricchito, nella ripresa, dalla ciliegina di Ravanelli. Il Parma fa quello che può. Scatta dai blocchi con la furia della squadra di rango, salvo arrendersi a una pattuglia indomita che incatena Zola, pialla Branca, annulla Dino Baggio, presidia ogni zona del campo con lucido furore. 

Si parte ventre a terra. Tacchinardi, splendido, salva allo spasimo su Mussi e Zola, poi bersagliato beceramente dagli ultra juventini all'atto di battere un calcio d'angolo. Notte per cuori forti. Il chiudere di Porrini e Torricelli verso il centro, crea, lungo i fianchi di Madama, piccoli grandi scompensi. Como già a Torino, Mussi e Di Chiara sgobbano sodo. Marocchi gravita nel settore di Dino Baggio, Fiore e Deschamps si atteggiano a registi. Il ritmo è frizzante, come l'aria. Il centro campo, presidiato in forze, oltre che solcato a pelo d'erba, in ossequio al padrone, da un «cubitale» Parmalat. A partire dal 1° luglio, sarà fuori legge: Blatter dixit. Lotta dura, senza paura. A tutti i livelli, anche negli anfratti più remoti. La furia dei parmigiani si esaurisce in un quarto d'ora. Al 16', la Juve si procura una breccia e sfiora il gol: da Del Piero a Vialli, a Ravanelli, che da posizione invidiabile, o solitaria, stanga, a lato. Brivido per Di Chiara (ginocchio), fischi ai guardalinee (per i fuorigioco). Piano piano, dopo aver lasciato sfogare i tarantolati rivali, la Juve incrementa io scorrerie. Al 25', palla lunga di Ravanelli per Del Piero, sul quale, in extremis, rimedia Bucci. Un minuto, ed ecco la rete che sblocca il risultato. Tutto nasce, come all'andata, da un angolo di Del Piero. La parabola sorvola il mucchio selvaggio, Ravanelli ne doma la traiettoria, Bucci ne respinge la staffilata, e Porrini, ancora lui, «trasforma» l'occasionalo rigore. 

La sfida s'impenna. Scarpata di Couto a Ravanelli: un classico, purtroppo. Quando scocca la mezz'ora, esce Vialli, infortunato a una coscia, ed entra Orlando. Il Parma sbanda. Primo tiro in porta, al 33', su punizione, con Zola: Rampulla ci mette i pugni. Ben più insidiosa è la volata con la quale Orlando smarca, al 35', Del Piero. Tocco flebile, e per di più fra i guantoni del portiere. Avanti a tutta birra. Couto stende Del Piero al limite dell'area, Collina lo ammonisce, e sulla relativa punizione il Talentino accarezza il palo esterno. 

Alla ripresa, Asprilla avvicenda Couto. Tridente, dunque, e 4-3-3 di base proprio nel momento in cui, con Orlando largo a sinistra, e Vialli ai box, Lippi passa al 4-4-2. Che non vuole dire rinuncia. Questo, mai. Ci prova Zola, si cimentano Minotti e Asprilla. Solo e sempre su punizione. Rampulla vigila. Ferrara e Tacchinardi emergono dalle bolge. Le serpentine del colombiano procurano ingorghi grotteschi. Madama liquida la faccenda al primo contropiede. Di Livio sguinzaglia Ravanelli, in fuorigioco?, Penna Bianca resiste alle spallate di Di Chiara (con una gomitata?) e folgora Bucci con un lob che il portiere smorza senza impedirgli di gonfiare la rete. Proteste furibonde, corse sfrenate verso il guardalinee Padovan. Morale della favola: Bucci ammonito e giochi fatti. Sensini rimpiazza uno spento Fiore. Il piglio aggressivo del Parma svapora come nebbia al sole. Non ha fortuna Crippa, in mischia, e neppure Baggino, dalla lunetta. Conte rileva Marocchi, Del Piero e Di Livio, enorme come sempre, disegnano azioni ariose e ficcanti. Il vice Codino si mangia il tris per un peccato di gola (c'era Ravanelli libero a contro area, armato di coltello e forchetta), Ravanelli stuzzica Bucci. Deschamps, Orlando, il Porrini goleador, ognuno porta il suo mattone. I curvaioli si scambiano cori obbrobriosi. Di Rampulla non ci viene in mente una parata «vera». 

Il Parma chiude in nove, addirittura: infortunato Asprilla, espulso Apolloni (proteste, doppia ammonizione). Uno a zero a Torino, due a zero al Tardini. Una squadra sola al comando, ha le maglie bianconere (anche se ieri erano blu). E' la Juventus. 

Roberto Beccantini 
tratto da: La Stampa 12 giugno 1995




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