lunedì 22 aprile 2024

23 Aprile 1997: Juventus - Ajax

É il 23 Aprile 1997 e Juventus ed Ajax Amsterdam si sfidano nella Gara di ritorno delle Semifinali della UEFA Champions League 1996-97 allo Stadio 'delle Alpi' di Torino.

La Juventus e' Campione d'Europa in carica mentre l'Ajax sta (con fatica) ricostruendo lo squadrone che fino ad un anno prima contendeva lo scettro proprio ai bianconeri. A fine competizione i nostri raggiungeranno  l'ennesima Finale, salvo poi perdendo una gara incredibile contro il Borussia Dortmund per 1-3 a Monaco di Baviera.

Buona Visione!



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Stagione 1996-97 - Champions League 
Semifinali - Gara di Ritorno
Torino - Stadio delle Alpi
Mercoledì 23 Aprile 1997 ore 20.30
JUVENTUS-AJAX 4-1
Marcatori: 34' Lombardo, 36' Vieri, 79' Amoruso, 81' Zidane (J), 76' Melchiot (A)

Juventus: Peruzzi, Ferrara, Tacchinardi, Montero, Iuliano, Lombardo, Deschamps, Zidane (85' A.Conte), Di Livio, Boksic, Vieri (65' Amoruso)
A disposizione: Rampulla, Trotta, Del Piero
Allenatore: Marcello Lippi

Ajax: Van der Sar, Melchiot, Blind, F.De Boer, Scholten (59' Musampa), Witschge (85' Juan), Litmanen, Bogarde, Babangida, R. DeBoer, Overmars
A disposizione: Grim, Dani, Van der Bergh
Allenatore: Louis van Gaal

Arbitro: K.M. Nielsen (Danimarca)
Amonizioni: Vieri (J), 43' Bogarde (A)



Lippi; mai stanchi di vincere 
Umberto Agnelli: umiltà e grinta i segreti 

TORINO. Non riesce a battere la Juventus nemmeno stavolta. E quello di Van Gaal resta un desiderio inappagato. Anche ieri sera è uscito dal campo con la schiena curva e lo sguardo torvo. E Marcello Lippi, antagonista di tante schermaglie dialettiche, neppure dopo la quarta lezione impartita al suo collega olandese vive di eccessi. La misura è la sua forza, come quella di saper inoculare nella sua «équipe delle grandi imprese» un'intensità straordinaria. 

«Noi non diamo lezioni a nessuno - esordisce il tecnico bianconero con la serietà di chi non infierisce -. Non ci interessa sentirci dire che siamo i dittatori in Europa. Noi vogliamo vincere e basta. L'intensità con cui si esprimono, ormai da tempo, i miei ragazzi dipende dall'ottima levatura tecnica di cui sono dotati, ma soprattutto dalle inesauribili virtù morali. Insomma, ogni nostro successo è figlio del consorzio, della voglia di aiutarci tutti, il sottoscritto compreso. Una mentalità che ci portiamo dietro stagione dopo stagione. Detto ciò, vado a gioire per questa seconda finale consecutiva che mi permette di tenere compagnia, con orgoglio, a tanti allenatori che hanno vinto coppe e scudetti, con la prospettiva di continuare, sia in campo nazionale che in quello europeo». 

Il risultato dell'altra semifinale è accolto da Lippi quasi con stupore, ma non con perplessità: 

«Mi aspettavo di più dal Manchester, l'ho visto contro il Liverpool e mi ha fatto una grossa impressione. Ciò conferma, comunque, che il Borussia è una squadra fortissima, altrimenti in una finale di Champions League non sarebbe arrivata. Ed affrontarlo a Monaco non sarà un handicap per noi. Non si gioca a Dortmund e lo stadio sarà diviso in due fette, una ci apparterrà sicuramente». 

Dopodiché Marcello passa ad analizzare i primi 20' del match: 

«Eravamo un po' tesi e contratti per via della nuova impostazione data alla squadra a causa dei tanti indisponibili. Ho utilizzato Tacchinardi in mezzo perché nei settori esterni dovevo bloccare Babangida e Overmars, con Iuliano e Ferrara, senza snaturare più di un reparto. Poi Di Livio è passato nella zona opposta perché Bogarde ci creava qualche difficoltà. E tutto è finito in gloria, anche perché dopo il gol Lombardo ha preso coraggio». 

E Van Gaal l'antipatico, l'arrogante, il presuntuoso (lo ammettono gli stessi olandesi)? Entra in sala stampa con il volto più cupo di una notte tempestosa. Ma alla fine riconosce che 

«nostri errori a parte, in attacco e in difesa in occasione del primo gol, è impressionante la forza fisica di questa Juve. E' un piacere vederla giocare con tanto vigore ed intelligenza. E poi ha il lusso di avere nelle sue file un tipo straordinario come Zidane». 

Bontà sua. Lodi alla Juve erano piovute in precedenza dall'affollatissima tribuna vip: notati tra gli altri Chechi e Di Pietro, Sacchi ed Ericksson, Ivic e Cruyff. Mancava l'avvocato Giovanni Agnelli, impegnato a cena con Kissinger. Presente, e soddisfattissimo, il fratello Umberto: 

«Una Juve davvero intelligente. Umile e grintosa. Questa è una squadra che quando c'è da combattere non si tira mai indietro. E il merito è soprattutto di Lippi». 

Angelo Caroli 
tratto da: La Stampa 24 aprile 1997




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La Stampa 24 Aprile 1997

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La Stampa 24 Aprile 1997

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