martedì 11 giugno 2024

12 Giugno 1985: Milan - Juventus

Attraverso filmati ed immagini tratte da internet vi proponiamo un gustoso amarcord di questa data odierna. É il 12 Giugno 1985 e Milan e Juventus si sfidano nella gara di andata dei Quarti di Finale della Coppa Italia 1984-85  allo Stadio 'San Siro - Giuseppe Meazza' di Milano.

I Bianconeri sembrano piú concentrati sulla Coppa dei Campioni (coppa che vinceranno nella tragica notte del Heysel) e sono lontani dalla testa della classifica del campionato. In testa invece c'é sorprendentemente il Verona che dopo una cavalcata splendida vince il suo primo Scudetto. Dall'altra parte c'é il Milan che termina il campionato al quinto posto proprio davanti ai biancoeri.

In Coppa Italia invece i bianconeri vengono fermati dai milanisti proprio nella gara di ritorno (vinta dai rossoneri per 1-0), mentre il Milan si arrende in finale alla sorprendente Sampdoria (alla prima Coppa Italia vinta).

Buona Visione!

 

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Stagione 1984-1985 - Coppa Italia - Quarti, andata
Milano - Stadio Giuseppe Meazza
mercoledì 12 giugno 1985 ore 20.30
MILAN-JUVENTUS 0-0

MILAN: Terraneo, Baresi F., Galli F., Battistini S., Di Bartolomei, Tassotti, Verza, Wilkins, Virdis, Incocciati, Evani
Allenatore : Nils Liedholm

JUVENTUS : Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Scola (Mastrototaro 82), Prandelli, Koetting, Vignola, Limido
Allenatore : Giovanni Trapattoni

ARBITRO: Pieri C.

 


Si salvano i resti della Juve Inutili attacchi del Milan fischiato dai suoi sostenitori.

Con una prestazione dignitosa, superiore ad ogni previsione, la Juventus dei comprimari ha fatto soffrire il Milan inchiodandolo sullo 0-0. La gente (40 mila spettatori che avevano dedicato, durante il minuto di raccoglimento, un lungo applauso alle vittime di Bruxelles, ricordate anche in due striscioni) si aspettava la goleada, invece il Milan, privo dello squalificato Hateley, ha denunciato limiti di forma preoccupanti. 

Liedholm dovrà correre ai ripari poiché c'è il rischio concreto di una clamorosa eliminazione dalla Coppa Italia, che rappresenta il passaporto per l'Europa, anche se possono esistere altre scappatoie. Mercoledì prossimo a Torino il Milan recupererà Hateley, ma la Juventus utilizzerà Tardelli e Rossi. Era una Juventus priva di ben cinque titolari (Rossi, Tardelli, Brlaschi, Boniek e Platini). Le sarebbe bastato Boniek per fare sfracelli in contropiede contro la trappola del fuorigioco applicata con troppa disinvolta allegria dal Milan. Per tutto il primo tempo i rossoneri si sono lasciati irretire dalla manovra semplice, priva di fronzoli, dei bianconeri che tenevano Vignola nel ruolo e nella maglia di Platini, con Koetting finto centravanti, pronto a lanciarsi in contropiede o a cercare varchi per gli inserimenti del bravo Limido, di Prandelli e di Scola, un'ala tornante di 19 anni al suo esordio in prima squadra. Emozionatissimo ed impacciato in avvio, Scola s'è poi un po'rinfrancato, offrendo qualche discreto spunto ma cadendo in ingenuità. Dopo 82' Scola ha ceduto il posto a Mastrototaro, un altro Primavera al debutto. 

Le difficoltà maggiori il Milan le ha incontrate proprio a centrocampo dove la Juventus aveva creato una cerniera e dove il solo Wilkins, malgrado le fatiche messicane, appariva lucido. Di Bartolomei, Battistini e Tassotti hanno commesso errori elementari e le loro iniziative si sono infrante sulla difesa avversarla che ha avuto in Cabrini, Favero e Scirea (ammonito al 73' perché non rispettava i nove metri della barriera su una punizione di Verza) baluardi insuperabili. Anche Brio, a parte il colpo di testa sul palo di Virdis, non ha avuto problemi particolari, mentre Tacconi, che con un'uscita avventurosa (65') era stato graziato da Battistini, si riscattava ampiamente salvando il risultato all'80', con una parata decisiva su un sinistro basso di Battistini. 

Di più non si poteva pretendere dai resti della Juventus che hanno fatto in pieno la loro parte.

Bruno Bernardi
tratto da: La Stampa 13 giugno 1985 



A giorni si incontrerà con il presidente Boniperti 
BRAVO VIGNOLA NEI PANNI DI PLATINI E ORA CHIEDE UN POSTO FISSO 

DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Beniamino VIgnola nei panni di vice Platini. Ieri a San Siro ha indossato anche la maglia n. 10 che «le roi» gli ha prestato dopo lo strappo muscolare che l'ha mandato in vacanza in anticipo. Regista di un attacco 'fantasma', privo di vere punte, Vignola ha diretto con calma e lucidità la Juventus dimezzata che è uscita a testa alta da San Siro, con un prezioso 0-0, mentre il pubblico sommergeva di fischi il Milan. 

Senza Platini, Bonlek, Rossi, Tardelli e Briaschi, è toccato alla difesa reggere l'urto del rossoneri e a Vignola distribuire il gioco. Il «professorino» è stato all'altezza del compito affidatogli da Trapattoni. Ha traccheggiato quando c'era da spezzare il ritmo agli avversari, ha sempre cercato di aggirare la trappola del fuorigioco con intelligenza smistando precisi palloni. 

Nei prossimi giorni s'incontrerà con Boniperti per ribadirgli la richiesta di essere trasferito. 

«Ho firmato un contratto biennale e non posso decidere da solo, come Boniek e Rossi che sono in regime di svincolo, ma non sarebbe nemmeno giusto tenermi controvoglia: ecco perché spero nella comprensione della società e di Boniperti», ha detto Vignola. 

Gradirebbe trasferirsi alla Fiorentina, che già lo voleva due stagioni fa, nella quale intravede la possibilità di avere un posto fisso. Anche un ritorno a Verona non gli dispiacerebbe, visto che c'è il vuoto lasciato da Fanna. Chiaro che Vignola è un giocatore che può essere ancora molto utile alla Juventus e la scelta di Boniperti non è facile. Per ora Beniamino cerca di mettersi in vetrina in Coppa Italia. E ci riesce. Se non avrà garanzie, chiederà di essere trasferito: Fiorentina e Verona sono le società presso le quali il centrocampista vorrebbe sistemarsi. Ma siccome il club bianconero lo ritiene elemento utile, presumibilmente farà il possibile per convincerlo a restare. Lo straordinario alle Olimpiadi e il servizio militare gli avevano impedito di trovare rapidamente la forma. E quando Trapattoni l'aveva utilizzato, in spezzoni di partita, appariva un po' sottotono. 

«Ho giocato troppo poco, forse per questo stento a trovare la miglior condizione», 

era la sua spiegazione. Dopo due anni a mezzo servizio, Vignola, che sta per sposarsi, vuole anche un posto fisso di titolare. L'arrivo di Laudrup e Mauro rischia di confinarlo nuovamente in panchina malgrado la partenza di Boniek e Tardelli.

Purtroppo non aveva contropiedisti veri da lanciare in gol, nonostante il prodigarsi di Koetting e Limido che punte non sono. Anche alla distanza, Vignola ha tenuto banco, ripiegando perfino In retrovia a dar man forte alla difesa e dimostrando di avere in serbo energie fresche per diventare un protagonista di questa Coppa Italia dopo una stagione assai meno brillante di quella precedente, quando fu uno degli elementi decisivi nel finale per la conquista dell'accoppiata scudetto-Coppa delle Coppe. 

Bruno Bernardi
tratto da: La Stampa 13 giugno 1985



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