giovedì 14 marzo 2024

16 Marzo 1983 : Juventus - Aston Villa

Molti, ancora oggi, si domandono se quella squadra (stagione 1982-83) fosse la piú forte di sempre! Dopo la vittoria al Campionato del Mondo Spagna 1982 gli italiani presenti nella rosa bianconera erano innumerovoli, Oltre a questi aggiungiamoci fuoriclasse assoluti come Michel Platini e Zbigniew Boniek

É il 16 Marzo 1983 e Juventus e Aston Villa si sfidano nella gara di ritorno dei Quarti di Finale della Coppa dei Campioni 1982-83 allo Stadio 'Comunale' di Torino. L'andata a Birmingham (casa dei Villans fini' con una storica vittoria bianconera per 2-1)

A fine campionato la Juventus finirá in seconda posizione dietro la Roma di Nils Liedholm mentre in Coppa Campioni la Juve si fermerá sul piú bello. Sará un'altra finale stregata ad Atene.

Buona Visione!

 

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Coppa dei Campioni 1982-1983 - Quarti, Ritorno
Torino - Stadio Comunale
Mercoledi 16 Marzo 1983
JUVENTUS-ASTON VILLA 3-1
MARCATORI: Platini 14, Tardelli 26, Platini 68, Withe 81

JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio (Furino 73), Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi P., Platini, Boniek
Allenatore: Giovanni Trapattoni

ASTON VILLA: Spink, Williams, Gibson, Mortimer, Evans, McNaught, Bremner, Shaw, Withe, Cowans, Walters
Allenatore: Tony Barton

ARBITRO: Keizer (Olanda)



Platini, show nello show con elegante scioltezza

TORINO Alle 12 un torpedone è arrivato allo Stadio, in via Filadelfia. Ne sono scesi 40 uomini, targati Caserta come il veicolo, nel senso che avevano abiti leggeri, capelli scuri, facce con voglia disperata di sole. Si sono messi a mangiare lunghi panini sotto la pioggia.

Non erano i primi: alle 9 erano arrivati, primissimi, quelli del Juventus Club di Torre Annunziata, staccando di 15' quelli del Juventus Club di Caserta (su 800 di questi sodalizi bianconeri, 500 erano tra i presenti a Juventus-Aston Villa, alcuni con molti dei loro iscritti), Quelli di Caserta sono stati però i primi a entrare nello stadio, ore 17,30, perché non hanno più mollato la posizione, non hanno smesso il bivacco davanti al portone della curva profondamente bianconera. Avevano viaggiato per 14 ore, incontrando neve, freddo, paure.

Alle 18, dopo meze'ora di cancelli aperti, lo stadio era già quasi pieno. Il quasi erano i biglietti ancora nelle mani dei bagarini: mazzette spesse, bagnate, offerte a prezzi sempre più bassi. Alle 20 la curva, 6000 Iire all'origine, 50 mila lire martedi, costava 1500 lire e nessuno la comprava.

Gli ultimi minuti prima del fischio d'inizio sono stati dilatati, allungati, fatti lievitare dall'attesa sofferta anche fisicamente: come gli ultimi chilometri dell'autostrada, quando si ha da arrivare a casa. Poi la partita è cominciata e non c'è stato nessun inglese subito appiccicato a Rossi, e questo se dio vuole è un'altra magia di Coppa del Pablito, più elaborata di quella del gol a freddo a Birmingham. Perché riuscire ancora a non farsi marcare, dopo quel fattaccio, è roba da mago Merlino.

Sul piano estetico la partita ha offerto all'inizio una Juventus sia troppo bella, laccata e anzi leccata, e un Platini finalmente con la maglia dentro i calzoncini, il che per lui deve equivalere a proletarizzarsi almeno un poco. Fatto il suo gol, al 13', Platini è corso verso la panchina della Juventus e ha abbracciato Bodini, il portiere di riserva, forse con questo volendo significare la sua gratitudine alla categoria del portieri, dopo che Spink, l'inglese, si era fatto passare la palla in mezzo alle mani e alle, gambe.

Fatta più tranquilla dal gol juventino, la partita, ha permesso apprezzamenti vari, peculiari della serata. Lo scurirsi nei capelli di Shaw e Bonini, biondi, e anche Bettega bianco sotto l'acqua, il progressivo farsi giallo e blu della folla, mano a mano che procedeva la vendita di impermeabilini plastici usciti da chissà quale magazzino magico. E anche l'uscita (en fin) della maglia di Platini dai calzoncini, al 25, mentre la gente urlava: 

"Roma vaffan....", 

pensando con la voce di arrivare fino a Lisbona. E segnava Tardelli, e sul 2-0 il calcio, grazie ai bianconeri, saltva ai suoi massimi storici, la gente gridando felice passava dall'alè all'olè, stradivertendosi.

Lontano, nella sua porta sempre più sicura, il santissimo Dino Zoff adempiva ai suoi riti sempre uguali, metodici, di giusti passetti, i guanti di riserva sistemati e risistemati al posto solito, la metodicità ossessionata del suo omologo letterario, Joseph Bloch, il portiere dello straordinario romanzo "Prima del calcio di rigore" del tedesco Peter Handke: quel Bloch che è uno Zoff per maniacale precisione di gesti, di azioni, per impeccabili geometrie anche quando strangola la sua amica di giorno.

E Platini (encore) cominciava uno show nello show, un'esibizione di straordinaria scioltezza anzi souplesse di movimenti, ad avviluppare il match con corde segrete, e a qualcuno con un po' di età veniva in mente Di Stefano, il quale in campo era come quet gatti che appaiono e compaiono.

E si frequentava persino, dopo tanta acre vigilia, un sentimento, pensateci bene, sublime, quello della noia. Regalare noia é stata, ieri sera, una chicca della favolosa Juventus. Ma noia colta, erudita, opium latino e non abadiglio volgare. Fuori, dei loro biglietti moralmente e materialmente marci, i bagarini manco potevano fare coriandoli. Finale con Zeffirelli mandato, da almeno 30 mila in coro, a fare compagnia alla Roma, altro gol di Platini, stavolta el finesse, cotillons (il gol regalato agli inglesi) e ricchi premi (ai bianconeri)

Gian Paolo Ormezzano
tratto da: La Stampa 17 marzo 1983




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La Stampa 17 marzo 1983

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La Stampa 17 marzo 1983

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La Stampa 17 marzo 1983

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