giovedì 14 dicembre 2023

16 Dicembre 1990: Juventus - Cagliari

É il 16 Dicembre 1990 e Juventus e Cagliari si sfidano nella tredicesima giornata del girone di andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1990-91 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.

La Juventus tenta di riapproparsi dello scettro di squadra 'piu' forte della penisola' con una nuova dirigenza tecnica affidata ad un allenatore del famigerato 'calcio champagne' Luigi Maifredi. Dopo un inizio di campionato incoraggiante i bianconeri naufragano tra caterve di gol presi ed addirittura a fine campionato si trovano fuori dalle Coppe Europee dopo 27anni. Dall'altra parte un Cagliari che evita la retrocessione in Serie B all'ultimo tuffo.

Buona Visione! 


juventus


Stagione 1990-1991 - Campionato di Serie A - 13 andata
Torino - Stadio Delle Alpi
Domenica 16 dicembre 1990 ore 14.30
JUVENTUS-CAGLIARI 2-2
MARCATORI: Di Canio 15, Marocchi 20, Cornacchia 35, Cappioli 73

JUVENTUS: Tacconi, Napoli (Galia 78), Bonetti D., Corini, De Marchi, De Agostini (Alessio 85), Haessler, Marocchi, Schillaci, Baggio R., Di Canio - Allenatore : Luigi Maifredi

CAGLIARI: Ielpo, Festa, Nardini, Greco, Cornacchia, Firicano, Cappioli (Herrera 86), Pulga, Francescoli, Matteoli, Fonseca (Paolino 89) - Allenatore : Claudio Ranieri

ARBITRO: Cesari



Ogni bianconero sembra giocare un suo match 
E' la Juve dell'anarchia

La festa doveva essere doppia: al Delle Alpi una netta vittoria sul Cagliari ed in serata lo scambio dei regali a Villa Sassi con lo stato maggiore juventino al gran completo. Cornacchia e Cappioli invece si sono dimostrati poco sensibili di fronte alle esigenze della Juve ed hanno fatto in modo che la lussuosa cena approntata al ristorante collinare risultasse indigesta, ad onta di un menù di classe adatto all'occasione. Ma questo è il calcio, come ha sottolineato il presidente Chiusano, anche se certi contrattempi andrebbero evitati quando si hanno mete ambiziose da raggiungere.

Oggi la Juve è invece una squadra anarchica, una squadra che offre la sensazione di essere composta da undici giocatori sempre impegnati a giocare una propria partita e poco propensi ad adattarsi alle esigenze della collettività. Sotto questo aspetto il pareggio con il Cagliari ha detto cose molto interessanti, anche se in fondo non c'è stato nulla di nuovo da scoprire, perché i mali della Juve sono noti da tempo. Non ci si aspettava, però, che i problemi dovessero venire a galla con tanta evidenza proprio in una partita all'apparenza senza imprevisti, ma a ben guardare è in occasioni come questa che viene a galla l'immaturità della Juventus di Maifredi, una squadra fragile come un cristallo di Murano, nonostante abbia sulla carta la potenza di una corazzata.

Maifredi nella sua disamina post partita ha sparato a raffica: compito facile, dovunque mirava faceva centro. Non ha salvato nessuno. E come avrebbe potuto? Non ha salvato neppure se stesso, autoaccusandosi di non aver saputo caricare la squadra al punto giusto. Disastro totale. Ma le responsabilità stanno a monte. Anche quelle di Maifredi che ha avaliato scelte non sempre azzeccate. La Juve infatti è una squadra di ottimi solisti (difesa a parte), che ha il grave difetto di essere sempre troppo sbilanciata. A questo bisogna aggiungere che da qualche tempo non gioca più su ritmi elevati, facilitando il compito degli avversari, anche di quelli non irresistibili come il Cagliari, cui è stato sufficiente disputare una partita molto ordinata ed accorta a centrocampo per imbrigliare gli avversari.

Contro un Cagliari naturalmente molto chiuso in difesa, sono venuti a galla i limiti di questa Juve povera di attaccanti in grado di imporsi con la forza. L'assenza di Casiraghi si sta dimostrando più pesante di quanto si potesse immaginare, perché senza un ariete in talune circostanze trovare il gol diventa davvero una sofferenza. E' vero che ci sono Baggio e Schillaci, ma nessuno dei due ha le caratteristiche richieste. Di Baggio si sapeva tutto: quando poi incappa, come ieri, in una giornata poco felice, il suo apporto diventa quasi ininfluente. Quanto a Schillaci, la sua involuzione postmondiale è ormai chiarissima. Del centravanti rapido ed opportunista si sono perse le tracce da tempo. Totò si rallegrava nei giorni scorsi di essere diventato anche un uomo-assist, ma quello che per lui può essere un motivo di soddisfazione si trasforma in un pesante handicap per la squadra. Alla Juve serve un altro Schillaci, non certo quello che si impegna in un lavoro sfiancante lontano dalla zona in cui diventa pericolo pubblico.

Fabio Vergnano 
tratto da: La Stampa 17 dicembre 1990



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