È il 25 Novembre 1999 e Olympiacos e Juventus si sfidano nella gara di andata dei Sedicesimi di Finale della Coppa UEFA 1999-2000 allo Stadio 'Spiridon Louis' di Atene (Grecia).
Dopo il deludente campionato appena finito i bianconeri sono dovuti entrare sul palcoscenico europeo attraverso la 'porticina' della Coppa Intertoto. Alla fine riusciranno a vincere questo trofeo, ma la stagione non è all'altezza visto che devono lasciare la competizione agli Ottavi di Finale dopo un umiliante sconfitta contro il Celta Vigo.
La Juventus è guidata in panchina da Carlo Ancelotti e sembrerebbe in rampa di lancio per conquistare un altro Scudetto. Però una grande Lazio, un epilogo da campionato non da Vecchia Signora, ed un signore fornito di ombrello in un campo più da pallanuoto che di calcio, 'ruba' un tricolore più che meritato. La Roma dall'altra parte finirà la stagione in sesta stagione ben al di sotto delle premesse iniziali.
Buona Visione!
Stagione 1999-2000 - Coppa UEFA - Sedicesimi, andata
Amarousio (Atene) - Olympiako Stadio Spiridon Louis
Giovedì 25 novembre 1999 ore 18:45
OLYMPIACOS PIREO-JUVENTUS 1-3
MARCATORI: Giannakopoulos 15, Tudor 27, Kovacevic 67, Inzaghi 87
OLYMPIACOS PIREO: Eleftheropoulos, Antzas, Amanatidis, Karaitidis, Mavrogenidis, Niniadis, Poursanidis, Poursaitidis (Ofori Quaye 72), Giannakopoulos, Djordjevic, Giovanni
Allenatore: Albertino Bigon
JUVENTUS: Rampulla, Ferrara C. (Montero 68), Tudor, Mirkovic, Pessotto G., Oliseh, Tacchinardi, Davids, Bachini (Birindelli 75), Kovacevic, Del Piero (Inzaghi 63)
Allenatore: Carlo Ancelotti
ARBITRO: Pedersen (Norvegia)
E Kovacevic si conferma cannoniere
E' il momento della Juventus. Tre gol al Milan, tre all'Olympiakos, e sempre in rimonta. La squadra di Ancelotti viaggia su ritmi altissimi e in una serata non irresistibile affonda il galeone greco, soffrendo più che nel turno precedente a Sofia, là dove si era imposta con identico punteggio, giocando però in dieci sin quasi dall'inizio (espulso Bachini).
Una Juve old style, pratica e spietata, che rende rotonda la sua vittoria proprio nel secondo tempo, ovvero il più sofferto, quello in cui ha patito di più l'avversario. Ancelotti tiene Zidane nella bambagia, pensando alla Lazio e irrobustisce il centrocampo con Tacchinardi. Tornano nella mischia Oliseh e Bachini, mentre in attacco scocca l'ora di Kovacevic, goleador e staffettista di Coppa. Gli cede il posto Inzaghi. Ma la sorpresa dell'ultima ora è l'assenza di Van der Sar che, complice un indolenzimento muscolare, viene dirottato in panchina. Gioca Rampulla, che alla fine del primo tempo avrà, sulla coscienza, un gol da pollo e un salvataggio da campione. Albertino Bigon mette da parte i ricami e privilegia la concretezza. In pratica, gioca senza punte, anche se il brasiliano Giovanni si piazza qualche metro più avanti di tutti. Del resto i malesseri della squadra, che ha ereditato da una ventina di giorni, non impongono svolazzi, ma un sano pragmatismo, in attesa di apportare i giusti correttivi. A dicembre Bigon sarà in Italia per cercare un difensore centrale e una punta.
E' l'Olympiakos che parte lancia in resta, all'insegna del proviamoci subito. Grande movimento di Giovanni sorretto da Giannakopoulos e Djordjevic, più confusione che lucidità di manovra. Ma questa specie di caos organizzato pare disorientare la Juve e al quarto d'ora i greci passano. L'azione si snoda sul versante destro, con un cross di Giovanni che Rampulla lascia sfilare con colpevole incertezza: Giannakopoulos raccoglie di testa e appoggia in rete. Ancelotti si sgola, la Juve si scuote e se già al 17' non raccoglie il pareggio è perché Tudor, da centravanti d'emergenza, s'impappina e consente a Poursanidis di spazzare in angolo. Non è la Juve imperiale che ha demolito il Milan, ma anche così rimaneggiata resta pur sempre una signora squadra. Prova ne sia la reazione, non esplosiva ma comunque vibrante e, come spesso succede, pilotata da Davids.
Prima ci prova Bachini (19') direttamente da calcio d'angolo. Al 26' mette fuori il naso anche Kovacevic con una girata respinta da Eleftheropoulos. E' il preludio al pareggio che arriva un minuto dopo. Punizione al bacio di Del Piero e Tudor si fa perdonare anticipando di testa il portiere. E al 36' si riscatta anche Rampulla, sventando in corner un tiro di Djordjevic che si era mangiato in dribbUng Bachini e Mirkovic. Che la Juve sia superiore come qualità individuali è palese, tuttavia i bianconeri faticano a domare un avversario che si batte, sgomita, obbliga la squadra di Ancelotti a ripiegamenti continui.
Alla ripresa, Inzaghi rileva Del Piero. Quando può, la Juve alleggerisce la pressione dell'Olympiakos. Non c'è gara, non appena Madama pigia l'acceleratore. E così, il raddoppio non rappresenta un sopruso. Tutt'altro. Al 22' Oliseh batte una punizione e fa viaggiare Pessotto sulla fascia destra: il cross del laterale trova Kovacevic pronto al tocco fatale. Otto gol in Coppa Uefa: non male, perla torre serba. La rete, preziosa, aumenta paradossalmente le sofferenze difensive della Juve. Rampulla salva su Poursaitidis al 26', ma là dietro un po' tutti vanno in confusione lasciando via libera a Giovanni e al diciannovenne Ofori-Quaye che al 37' aggira Montero e serve un pallone d'oro per Mavrogenidis che, solo davanti a Rampulla, spreca. Bigon si dispera, e ne ha ben donde. Zitta zitta, la Juve si distende in contropiede e, a due minuti dall'ultimo gong, stacca la terza «ciliegine». L'azione è splendida, profonda e avvolgente. Servizio di Davids, galoppata di Tacchinardi, stoccata di Inzaghi a porta vuota.
Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 26 Novembre 1999
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