martedì 21 novembre 2023

23 Novembre 1980: Juventus - Inter

É il 23 Novembre 1980 e si gioca allo 'Stadio Comunale' di Torino il derby d'Italia Juventus-Inter.

I neroazzurri sono Campioni d'Italia in carica ma i bianconeri sono affamati di vittoria. Sará una vittoria bella ed importante verso il cammino che porterá i nostri beniamini verso il 19esimo tricolore. Ad un passo dalla seconda stella, mentre gli altri si godono a malapena la prima.

Buona Visione! 


juventus


Campionato di Serie A 1980-1981 - 8 andata
Torino - Stadio Comunale
Domenica 23 novembre 1980 ore 14.30
JUVENTUS-INTER 2-1
MARCATORI: Brady rigore 50, Scirea 69, Ambu 79

JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Furino, Osti, Scirea, Causio, Tardelli, Marocchino (Verza 84), Brady, Fanna
Allenatore: Giovanni Trapattoni

INTER: Bordon, Canuti, Baresi G. (Pasinato 62), Marini, Mozzini, Bini, Oriali, Prohaska, Altobelli, Beccalossi, Muraro (Ambu 76)
Allenatore: Eugenio Bersellini

ARBITRO: Michelotti



Che carattere: visto come reagiamo? La gioia di Boniperti (che aveva lasciato lo stadio prima del rigore)
Trapattoni: «Non siamo finiti e l'abbiamo dimostrato» - 
Complimenti a Marocchino e Osti 

TORINO — Tirava aria di contestazione, sia alla vigilia della gara con l'Inter che poco prima del via, nei confronti di Boniperti e Trapattoni. Poi la Juventus, giudicata frettolosamente «malato inguaribile», ha battuto d'autorità l'Inter rimettendosi in corsa ed anche i tifosi bianconeri più arrabbiati hanno lasciato lo stadio con il sorriso sulle labbra. Li aveva preceduti, com'è sua abitudine, Giampiero Boniperti. La «fuga» del presidente era avvenuta al 50' minuto, nel preciso istante in cui Michelotti aveva decretato il rigore per fallo di Canuti su Cabrini. 

"Veda almeno il rigore"

, gli aveva gridato l'autista ma Boniperti era già per le scale della tribuna d'onore e solo quando dalla folla s'è levato il boato, ha capito che la Juventus s'era portata in vantaggio. La radio lo ha informato sull'autore del gol ed il resto della partita. Più tardi, al telefono, la sua voce tradiva l'intima gioia per un successo che la Juventus inseguiva, in campionato, da due mesi 

«Ho visto un grande Brady ed il solito carattere della Juventus: checché se ne dica non è mai doma» 

commentava. Poi, tutto d'un fiato, aggiungeva: 

«Non ne approfitto per polemizzare con chi ci riteneva in crisi. La reazione c'è stata e fa parte di una mentalità sana. Tutti meritano un plauso per avere battuto una bella Inter con un magnifico Prohaska in una gara avvincente. Si va avanti e, per favore, non esageriamo a dipingere a tinte pessimistiche il futuro della Juventus». 

Negli spogliatoi Trapattoni echeggiava le dichiarazioni di Boniperti ma senza assumere toni trionfalistici. Con serenità e con animo disteso, analizzava la magnifica ed orgogliosa prova della sua squadra in una sfida che rappresentava una svolta delicata. Anche la posizione dell'allenatore era stata messa in discussione: quali sono, dunque, per Trapattoni il significato e la portata di questi due punti? 

"Qualche settimana fa, all'indomani dell'immeritata sconfitta nel derby, la gente si chiedeva se la Juventus si sarebbe sfaldata e gli stessi discorsi venivano fatti sabato — rispondeva Trapattoni —. Io continuavo a ribadire la fiducia nella forza morale, nel carattere e nei valori dei giocatori. Dicevo che la Juventus non era finita. Infatti "esiste" e l'ha dimostrato non solo con l'Inter. Anche in precedenza aveva disputato gare di questo livello, compresa quella con il Torino. Mancava solo il risultato che, viceversa, stavolta è arrivato e ci ha dato la certezza che possiamo competere alla pari con chi ci sopravanza, non più con il distacco di prima, in classifica». 

Rifiutava di parlare di ripicche o rivincite da parte di alcuni suoi giocatori tra i più tartassati dalla critica, cosi come ricordava, a chi maliziosamente gli faceva notare che ieri Bettega non c'era, che anche con lui in campo la Juventus aveva fornito ottime prestazioni come gioco ma senza il premio della vittoria. 

«Con un'equa distribuzione della condizione di forma, noi siamo in grado di esprimerci come con l'Inter — ribatteva Trapattoni —. Possiamo far gol con Scirea come con Tardelli, oppure con Brady o con altri. Non è il caso che spenda elogi per l'irlandese. Fatelo voi: io conosco la sua classe. Chi diceva che sarebbe stata la partita della paura s'è sbagliato. Sia noi che l'Inter abbiamo dimostrato coraggio in un incontro tirato, ben giocato ». 

«Il 2-1 è giusto — continua —. Con quel gran tiro di Ambu i nerazzurri hanno ridotto le distanze e ci hanno pressati ma noi avremmo potuto consolidare il punteggio con altre segnature. Visto Fanna? Qualcuno sostiene che lo tratto come un figlio, che è un mio "pallino": a Perugia era stato forse il migliore e con l'Inter s'è ripetuto, con autorità, sicurezza e con quella combattività che sembrava fargli difetto». 

Trapattoni si congedava congratulandosi pubblicamente con Marocchino e Osti. 

«Più che sui "nazionali", la cui determinazione non è una novità, vorrei soffermarmi su questi due giovani per i quali la gente si chiedeva se erano "da Juventus" o meno — puntualizzava —. Osti ha fatto in pieno il proprio dovere e Marocchino, dopo le vicissitudini della settimana, ha dato ragione a me disputando una grossa prova sulla sinistra. Nessuno gli chiede dieci gol: lui, quando gioca, deve farli fare agli altri». 

Bruno Bernardi
tratto da: La Stampa 24 Novembre 1980

 


juventus

inter



juventus

juventus

inter

inter

domenico

juve








Nessun commento:

Posta un commento