lunedì 16 ottobre 2023

18 Ottobre 1998: Vicenza - Juventus

É il 18 Ottobre 1998 Vicenza e Juventus si sfidano nella quinta Giornata del Girone di Andata del Campionato di Calcio di Serie A 1998-99 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.

In casa bianconera é avvenuta una clamorosa 'rivoluzione'. Il grande Marcello Lippi ha rassegnato le dimissioni da allenatore ed al suo posto é arrivato il giovane e rivoluzionario Carlo Ancelotti. Dopo l'iniziale scettiscimo dei tifosi la squadra sembra aver intrapreso la giusta via. Peró alla fine sará solo un deludentissimo settimo posto che varrá solo l'accesso per l'europa verso la Coppa Intertoto. Dall'altra parte c'é il Vicenza che dimenticati i fasti della scorsa stagione adesso si ritrova con un amarissima retrocessione in Serie B.

Buona Visione!


vicenza


 

Campionato di Serie A 1998-1999 - 5 andata
Vicenza - Stadio Romeo Menti
Domenica 18 ottobre 1998
VICENZA-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Zauli 40, Del Piero 45

VICENZA: Brivio, Diliso, Stovini, Belotti, Morabito, Schenardi (Di Carlo 56), Mendez, Viviani (Melosi 71), Zauli, Ambrosetti, Otero (Luiso 78)
Allenatore: Franco Colomba

JUVENTUS: Peruzzi, Birindelli, Tudor, Montero, Mirkovic (Di Livio 58), Tacchinardi, Deschamps, Zidane, Davids, Inzaghi (Conte A. 75), Del Piero
Allenatore: Marcello Lippi

ARBITRO: Racalbuto

ESPULSIONI: Birindelli 69 (Juventus)



I bianconeri, rimasti in dieci per l'espulsione di Birindelli nella ripresa, a Vicenza sfiorano l'en plein 
Del Piero fa crescere la Juve. 
E' il suo primo centro in campionato 

VICENZA DAL NOSTRO INVIATO 

Ci sarà un motivo, se da queste parti la Juventus ha smarrito l'arte della vittoria. Le forche vicentine sono sentieri impestati, trappole fatali, gole diaboliche. La carabina di Alessandro Del Piero, caricata a munizioni azzurre, sbriciola il primo bersaglio in campionato, quanto basta per arpionare un pareggio che dischiude scenari incoraggianti: di crescita, soprattutto. Con il Piacenza, prima della sosta, la squadra di Lippi si era imposta al di là degli argomenti esibiti. 

Il pareggio di Vicenza è fiammeggiante per piglio atletico e sprazzi tecnici, anche se la somma dei momenti non dà ancora la qualità degli ultimi anni. Si gioca a ritmi molto spinti, in un ribollire di «tini» astiosi. Il Vicenza, che Colomba ha rivestito di ferro, sfodera un pressing che soltanto cuori forti e garretti generosi possono sostenere. La Juve, non è una novità, pende sulle fasce, un po' perché le misure del ruolo male si addicono alla taglia di Tacchinardi, e un po' perché Mirkovic, sul versante opposto, si affaccia di rado, angosciato com'è dal fioretto di Schenardi. Il bello della sfida è tutto nell'agonismo travolgente, nei sapienti ripiegamenti di Zauli, nei tocchi di Zidane, nella volontà che accompagna Del Piero alla ricerca del tempo perduto. 

Non una Juve bella, ma una Juve viva, forte in Montero e Tudor, geometrica in Deschamps, reattiva in Zidane e Del Piero. Il Vicenza cerca di sfilarle le ripartenze. Diliso, Stovini, Belotti e Morabito soverchiano Inzaghi, limitandone l'efficacia alla scultorea sponda del pareggio. Mendez bracca Davids, Viviani si dedica a Zidane, Zauli disturba Deschamps, Morabito e Ambrosetti si scornano con Tacchinardi e Birindelli. Non è facile aprirsi varchi, spingersi al di là di trincee sempre munite, eludere reparti dediti alla trappola del fuorigioco. Ecco, allora, che Davids e Deschamps si cimentano dal limite dell'area, procurando a Brivio non trascurabili emozioni. Il gol del Vicenza sgorga, improvviso, da una mischia susseguente a un calcio d'angolo. Davids non ha fortuna, Zauli ne sfrutta la carambola disgraziata, il passaggio involontario. Nel giro di sei minuti, e in pieno recupero, da una punizione discussa nasce lo splendido squillo di Del Piero, alla confezione del quale partecipano Deschamps, Davids, Zidane e Inzaghi. 

Alla ripresa, il Vicenza accentua la sua morsa difensiva. Di Carlo avvicenda Schenardi, sfinito, Lippi richiama Mirkovic e sguinzaglia Di Livio. Molto si agita, la Juve, per ritrovarsi tra le mani un fatturato sin troppo casto: quattro tiri nello specchio e uno, di Tudor, non lontano dal montante. Neppure l'espulsione di Birindelli, al 24', riesce a scalfirne la corazza. Anzi. Il meglio di sé, lo sfodera proprio in dieci contro undici. Tacchinardi slitta sul fianco mancino della difesa, Di Livio emigra a destra, lo schema si assesta su un 4-3-2 elastico e coraggioso. Dopo aver rimpiazzato Viviani con Meiosi, per irrorare di linfa fresca il centrocampo, Colomba esita a inserire Luiso, e quando si decide, lo promuove al posto di Otero, e non al suo fianco: segno di un rispetto che, visto il furore sprigionato dai dirimpettai, rasenta la paura. 

Soltanto una papera di Peruzzi su tiro di Ambrosetti squarcia lo sterile, ma disinvolto, predominio degli juventini. Zidane, Del Piero, Deschamps: nessuno si tira indietro, tutti danno tutto. La staffetta fra Inzaghi e Conte risponde alla logica di equilibri teoricamente condizionati dall'inferiorità numerica. Succede poco, ma quel poco, sempre e comunque nel cortile di Brivio. Un'estemporanea rasoiata di Tudor, non intercettata dai radar della contraerea vicentinta. E, soprattutto, un quasi autogol di Morabito, disturbato dalla sagoma di Conte, che il salgariano Belotti sventa provvidenzialmente nei pressi della linea fatale, al minuto 46. Non sarebbe stata una beffa. La Juventus in dieci, e non il Vicenza in undici, ha cercato la vittoria sino all'ultimo. La trasferta di Bilbao e la partitissima con l'Inter spazzeranno i dubbi residui. La strada è ancora lunga, ma la direzione è giusta. 

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 19 Ottobre 1998



vicenza

vicenza

vicenza

juventus

juventus

juventus







Nessun commento:

Posta un commento