mercoledì 11 ottobre 2023

12 Ottobre 1988: Juventus - Otelul Galati

É il 12 Ottobre 1988 Juventus ed Otelul Galati (Romania) si sfidano nella gara di ritorno dei trentaduesimi di finale della Coppa UEFA 1988-89 allo Stadio 'Comunale' di Torino. La gara di andata finí con il succcesso dei balcanici per 1-0.

É una Juventus che cerca di costruire una squadra ancora scossa dal addio di 'Le Roi' Michel Platini e dai fallimenti di Ian Rush e dal tecnico Rino Marchesi. Guidati in panchina dalla leggenda Dino Zoff, i bianconeri raggiungono un quarto posto in campionato che dovrebbe rappresentare un buon viatico per il futuro. Dall'altra parte c'é un Otelul che dopo aver sconfitto in Romania i bianconeri dovranno sottostare allo strapotere tecnico e tattico dei nostri eroi piemontesi.

Buona Visione!

 

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Coppa UEFA 1988-1989 - Trentaduesimi, ritorno
Torino - Stadio Comunale
Mercoledì 12 ottobre 1988 ore 20.30
JUVENTUS-OTELUL GALATI 5-0
MARCATORI: De Agostini 17, Agiu autorete 26, Rui Barros 28, Altobelli 49, Rui Barros 71

JUVENTUS: Tacconi, Bruno, De Agostini, Galia, Brio, Tricella, Marocchi (Magrin 82), Rui Barros, Altobelli (Buso 77), Mauro, Laudrup
Allenatore: Dino Zoff

OTELUL GALATI: Calugaru, Borali, Stan, Agiu, Anghelinei, Popescu I., Anghiu (Ralea 64), Antonhi, Gigi, Burcea (Profir 46), Popescu O.
Allenatore: Razvan Sdrobis

ARBITRO: Thomas (Olanda)



Barros non ha pietà dei romeni li portoghese realizza due dei cinque gol con cui la Signora si vendica dell'Otelul - 
De Agostini, Altobelli e un'autorete nel pokerissimo 

TORINO — La Juve d'attacco, quanto diversa dalla squadra ancora titubante di Galati, ha chiuso in mezz'ora la pratica del primo turno di Coppa, e dopo ha cominciato a pensare al campionato e a Bilbao. Modesti e ingenui, i «metallurgici» dell'Otelul hanno iniziato con la marcia indietro lasciando in attacco — a rischio di asfissia nelle rincorse su palloni ricacciati alla meglio dalla sua difesa — il bravo ma isolatissimo Antoni. E quando (17') De Agostini ha bucato ia maldestra Maginot rumena, l'allenatore Sdrobis ha mandato avanti un attimo Octavianus Popescu e Burcea: si sono aperti buchi larghi come autostrade per il raddoppio di Laudrup (botta deviata da Agni al 26') e soprattutto per lo stupendo affondo (28') di Rui Barros. 

Il portoghese a guizzare davanti, Marocchi in cabina di regia al posto di Zavarov e Laudrup pronto a scavallare a tutto campo hanno fatto facilmente la differenza, aiutati dalla brillante spinta di De Agostini sulla fascia sinistra, dalla vivacità di Galia a destra, e dall'attenta guardia di Brio su Antoni. Cosi, non hanno pesato molto le «assenze» di un Altobelli un po' molle, e di Mauro il quale ha giocato buoni palloni ma con la malavoglia di chi (lo aveva detto alla vigilia) non si sente molto a suo agio nei panni della riserva. Mauro ha finito per fare molta copertura diligente, sulla fascia destra, aprendo spazi per gli inserimenti di Galia.

Juve subito in attacco, quindi, Otelul chiuso con una zona... fatta di marcature strette con — ultima speranza—il fuorigioco sugli scatti ripetuti dei bianconeri. Già all'8' la difesa romena doveva aggiustarsi con un fallo sullo scatto profondo di Barros e la punizione era calciata a lato di poco da Laudrup dopo uno scambio Altobelli-Marocchi a palla corta. Ancora Barros in profondità al quarto d'ora, ma troppo veloce l'ultima palla di ritorno lanciata nel folto della difesa da Altobelli. Si cominciava a vedere il portiere Calugaru che faceva facilmente la figura del migliore in una squadra evidentemente frastornata. Al 17' il gol che sbloccava il match. Marocchi andava via a sinistra brillantemente, dal fondo calciava una palla a rientrare che Borali riusciva soltanto a ricacciare al limite dell'area in spaccata, dove De Agostini colpiva di destro e chiudeva sul primo palo con un gol piuttosto simile a quello realizzato a Como nella prima di campionato. 

L'Otelul si apriva un poco, cercava di sfondare pateticamente senza riuscire ad infastidire Tacconi ed al 26' arrivava il secondo gol. De Agostini, sempre lui, lanciava in profondità Laudrup sul cui tiro si opponeva il piede di Agiu e la palla si impennava alle spalle del portiere che per altro appariva sulla traiettoria del tiro. La ciliegina sulla torta la poneva al 28' Rui Barros. Il portoghese scattava sulla destra su un lancio verticale di Mauro, saltava due difensori avversari in velocità e il portiere e da fondocampo, molto largo, azzeccava uno stupendo tocco diagonale che mandava la palla nella porta sguarnita Con Profir, l'autore della rete su rigore a Galati, al posto di Burcea, l'Otelul non aveva il tempo di tentare un attacco che beccava (49') il quarto gol: con un bel colpo di testa sotto la traversa e quindi in fondo al sacco (azione di Mauro, centro di De Agostini deviato da Stari) Altobelli balzava in testa alla classifica dei goleador europel d'Italia, arrivando a quota 36, una rete in più di José Altafini col quale deteneva il primo posto sino all'altro ieri. 

La partita diventava un allenamento-show di questa Juve a trazione anteriore alla quale Dino Zoff ha già dato un'impronta precisa: la vocazione ad attaccare. Provava il 5-0 Barros (59') scattando come una furia su un lancio profondo, ma il portoghese era anticipato da Calugaru, bravo e scattante malgrado la grandinata nella sua rete. L'Otelul (61') riusciva ad ottenere un calcio d'angolo che creava il primo brivido (lieve) sotto la porta di Tacconi, con un batti e ribatti risolto dal rinvio di Tricella. La Juve continuava a dominare la gara ma inevitabilmente non c'era più la determinazione dei primi 45', sostituita dalla voglia di spettacolo. 

In alcuni contropiede isolati, Antoni cercava la soddisfazione personale (bella una deviazione volante, appena alta, al 67') ma non trovava mai un compagno per lo scambio. Gli altri romeni, infatti, non riuscivano ad uscire dalla metà campo, di fronte ad una Juve padrona del campo che strappava applausi che diventavano ovazione (70') quando il piccolo Barros andava di testa a mettere in rete a due passi dalla linea bianca il quinto pallone su centro di Laudrup dalla sinistra. 

Bruno Perucca 
tratto da: La Stampa 13 Ottobre 1988






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