venerdì 6 settembre 2024

6 Settembre 1989: Juventus - Fiorentina

É il 6 Settembre 1989 Juventus Fiorentina si sfidano nella Terza Giornata del Campionato di Serie A 1989-90  allo Stadio 'Comunale' di Torino.

Questa Juve costruita e modellata dalla figura storica di Dino Zoff (stavolta nelle vesti di allenatore) sta per vincere una bellissima doppietta di coppa. Infatti assieme alla Coppa UEFA, vince anche la Coppa Italia contro un grande Milan, all'apice della sua storia 'Sacchiana'. Purtroppo questi successi non valgono al 'Dino nazionale' la conferma sulla panchina bianconera. La dirigenza juventina é affascinata dal nuovo che avanza ed investe il proprio futuro in un giovane di 'belle speranza' Luigi Maifredi!

Buona Visione!

 

juventus

 

Stagione 1989-1990 - Campionato di Serie A
3 andata - Torino - Stadio Comunale
Mercoledì 6 settembre 1989 ore 20.15
JUVENTUS-FIORENTINA 3-1
MARCATORI : Casiraghi 25, Kubik 38, Schillaci 67, Alessio 90

JUVENTUS: Tacconi, Napoli (Bruno 25), De Agostini, Fortunato D., Bonetti D., Tricella, Alessio, Galia, Casiraghi (Brio 87), Marocchi, Schillaci
Allenatore: Dino Zoff

FIORENTINA: Landucci, Pioli, Volpecina, Iachini, Pin C. (Sereni 82), Battistini S., Bosco, Kubik (Buso 70), Dertycia, Baggio R., Di Chiara
Allenatore: Bruno Giorgi

ARBITRO: Longhi



La Juve, un'orchestra che le suona e Schiliaci diventa il solista del gol 

L'attaccante messinese, al terzo centro, è capocannoniere del campionato e risulta il migliore in campo bianconero nel vittorioso anticipo contro la Fiorentina. 

E' una Juve che funziona, una Juve che si è trasformata in squadra compatta e quadrata, che ha forse trovato gli equilibri che lo scorso anno ha vanamente inseguito. Anche senza gli stranieri ha regalato ad una folla prima muta e commossa poi sempre più entusiasta, attimi di buon calcio ed emozioni a getto continuo. Non succedeva da tempo. Tre gol nitidi, frutto di altrettante prodezze di Casiraghi, Schillaci e Alessio, hanno determinato il risultato, ma al di là dei meriti dei singoli è il gioco corale che ha convinto Zoff, cui è piaciuto soprattutto lo spirito di sacrificio e la voglia di aiutarsi l'uno con l'altro che i bianconeri hanno messo in mostra, addomesticando una partita che alla vigilia si presentava piena di difficoltà, soprattutto di carattere psicologico. 

L'imbarazzo invece è durato poco. A mettere fine agli impacci iniziali ha pensato Casiraghi con un gol da vero rapinatore d'area. Una prodezza che probabilmente non gli varrà la riconferma contro l'Ascoli, ma che è servita per superare una situtazione di comprensibile disagio. Poi la Fiorentina ha pareggiato con una punizione di Kubik e la complicità di una barriera tipo budino allestita davanti a Tacconi, ma lo sbandamento è stato minimo e nel secondo tempo la Juventus ha ripreso in mano le redini della partita, cercando con una rabbia del tutto particolare di acciuffare il gol del vantaggio. E l'ha raggiunto con un gol d'autore di Schillaci, il piccolo centravanti dai piedi buoni, che cerca la porta come un cane da tartufi il prezioso tubero. Due gol a Verona ed uno ieri sera: Schillaci ora è capocannoniere dei campionato, a conferma che i giudizi sulle sue notevoli doti di uomo-gol non erano affatto sbagliati. Oltretutto l'attaccante ha il grosso merito di non limitarsi a sparare a raffica contro la porta avversaria, ma di sacrificarsi anche in continui ripiegamenti a sostegno del centrocampo. A volte sembra precipitoso ed arruffone, ma quando metterà da parte una volta per sempre la voglia di strafare, come se volesse dimostrare al mondo intero di non essere un bluff, diventerà indispensabile. Insomma la coppia «made in Italy» ha funzionato, ma Zoff ha ammesso che domenica toccherà di nuovo a Barros. 

Ha precisato il tecnico: 

«Non ci sono scelte. Ci sono solo delle rotazioni ed in in questo campionato così logorante ci sarà posto per tutti». 

Il dato significativo é che cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Ossia, Zoff fa una specie di gioco delle tre carte o, meglio, dei tre attaccanti ed il risultato finora è stato sempre positivo. Ma Casiraghi e Schillaci non sarebbero riusciti ad esprimersi al massimo senza l'aiuto di una squadra disposta sul campo in maniera tale da non lasciare vuoti a centrocampo. Mancavano la fantasia di Zavarov e l'operosità di Aleinikov, ma non ci sono stati scompensi evidenti. Merito prima di tutti di Galia, che a inizio stagione rischiava di perdere il posto e che invece è un elemento insostituibile. Ieri sera ha chiuso varchi da tutte le parti e soprattutto ha ridotto Baggio al ruolo di comparsa, fino al momento in cui il «putto» fiorentino è passato sotto l'ala protettiva di Bruno. E non si può nemmeno dimenticare il grande lavoro di Marocchi e Fortunato, anche se quest'ultimo non ama certo il rischio e spesso si limita ad un lavoro di routine, evitando di azzardare giocate di maggior efficacia. 

Otto gol segnati, tre subiti. Non male per un diesel che avrebbe dovuto faticare a scaldarsi, come sosteneva Zoff. Ma si deve riconoscere che gli avversari incontrati nei primi tre turni non erano fuori dalla portata della Juve. E domenica con l'Ascoli ed una Juve di nuovo al completo, altra occasione per far sognare i tifosi. Poi dopo la coppa ecco il primo vero test con la trasferta di San Siro per affrontare l'Inter scudetata. Sarà quella la prima occasione di verifica. Ma Zoff è prudente. Non crede di avere in mano una squadra in grado di fare sfracelli e soprattutto si rifiuta di gioire per la posizione di vertice raggiunta. 

«Solo tra qualche mese sapremo quali potranno essere i nostri reali obiettivi» 

ammette con prudenza. Tesi da sottoscrivere in pieno. Ma non si può neppure negare ai tifosi la speranza di aver ritrovato la Juve perduta. 

Fabio Vergnano 



GAETANO SEI SEMPRE CON NOI  

Anche così i tifosi hanno voluto ricordare il grande campione scomparso 

INTANTO I TIFOSI SOGNANO LO SCUDETTO 

L'addio a Gaetano Scirea un interminabile applauso di un pubblico commosso 

Un urlo e un silenzio irreali per ricordare Scirea. Contrasto d'effetti, momenti suggestivi e commoventi che non sarà facile dimenticare: sembravano voluti da un grande regista e invece rappresentavano l'espressione spontanea di un dolore profondo, reazione innocente a un disegno superiore. Mai lo Stadio Comunale aveva offerto palpiti così intensi. Una serata non immaginabile, fatta di calcio ma anche di lacrime perché la ferita è troppo recente, troppo dolorosa per rimarginarsi in poche ore. Quando entrano in campo, le squadre si immergono in un'atmosfera strana, molto più simile a quella di un teatro che non al clima eccitato di un conflitto agonistico. L'arena, immensa, accoglie i protagonisti in silenzio: commozione e rispetto prevalgono sulle passioni. L'arbitro comanda l'avvio e dalla curva fiorentina — agguerrita ma leale — parte l'applauso che in un attimo dilaga e contagia ogni settore dello stadio. Un minuto, facile a dirsi, 60 interminabili secondi per un'ovazione al grande scomparso. Parte il gioco ma il tifo non c'è: la curva viola accenna a qualche irrisione, quella bianconera (fedele all'impegno) assente. Per dieci minuti resterà silenziosa, sorda alle provocazioni, votata ai ricordi più che allo spettacolo in svolgimento a pochi passi di distanza. Il vaso di fiori che era stato piazzato al limite dell'area non c'è più, strisce e cartelloni che non siano dedicati a Scirea per un giorno sono riposti. Anche la Maratona è sbiadita: un paio di scritte con nomi di club fiorentini e basta. Lungo la balconata dei «distinti» un lungo striscione recita: «Juventus Club G. Scirea — Orbassano». Forse ha preceduto tutti per velocità, primo di una serie che sarà lunghissima. La Filadelfia offre dediche sentite, testimonianze d'affetto, com'è logico. «Gaetano sei sempre con noi», «Gay, un mito, una leggenda», «Gaetano rimarrà sempre nei nostri cuori». Messaggi semplici ma sinceri come quelli che stanno seppellendo la sede di via Crimea, dove ieri sera si contavano quasi duemila telegrammi di condoglianze. Partecipazioni dettate dal cuore, che non avranno mai risposta perché sarebbe impossibile inviarla. Chi troverà mai Ambrogio Rossi a Napoli? O Ferdinando Cattani a Milano? Firme oscure insieme a dediche illustri, inattese. Come quella di Tarantini, l'argentino campione del mondo che ebbe . Gaetano come rivale ai campionati iridati del 1978 e che ha telegrafato: 

«Profondamente addolorato per la scomparsa di Scirea, l'avversario più leale che abbia mai incontrato nella mia vita». Il tabellone luminoso scandisce i suoi numeri, snocciola secondi e minuti con monotona regolarità. Nel momento in cui proietta nella notte il fatidico «ÌO'OO» un urlo immenso si leva al cielo: «Gaetano Scirea, Gaetano Scirea». Un coro possente, simile a mille tuoni e al quale fa eco un nuovo e fragoroso battimani che si rinnoverà ogni volta che dalla curva si alzerà il nome dello scomparso. Un rituale che si alternerà di tanto in tanto alla battaglia verbale in corso tra le due fazioni. Oggi Scirea attraverserà per l'ultima volta il cielo di Torino. 

Domani alle 10, sarà' una folla — preventivata così - massiccia da far temere gravi problemi di traffico — quella che darà l'addio a Gaetano Scirea. Ultima testimonianza di un affetto destinato a durare. 

Pier Carlo Alfonsetti 

entrambi tratti da: La Stampa 7 Settembre 1989


 

 

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