martedì 15 agosto 2023

17 Agosto 1999: Milan - Juventus

É il 17 Agosto 1999 e Milan Juventus si sfidano in questa gara valevole per il 'Trofeo Luigi Berlusconi 1999'. Il tutto si gioca allo Stadio 'Giuseppe Meazza - San Siro' di Milano.

La Juventus é guidata in panchina da Carlo Ancelotti e sembrerebbe in rampa di lancio per conquistare un altro Scudetto. Peró una grande Lazio, un epilogo da campionato non da Vecchia Signora, ed un signore ornito di ombrello in un campo piú da pallanuoto che di calcio, 'ruba' un tricolore piú che meritato. 

Buona Visione!


milan



Stagione 1999-2000 - Trofeo Luigi Berlusconi - Finale
Milano - Stadio Giuseppe Meazza
martedì 17 agosto 1999 ore 20:30 
MILAN-JUVENTUS 0-1
MARCATORI
: Del Piero 27

MILAN (3-4-3): Abbiati, Sala, Costacurta, Maldini P., Ba, Albertini, Gattuso, Tonetto (Ambrosini 63), Leonardo (Bierhoff 46), Weah (Orlandini 63), Shevchenko (Ganz 79)
A disposizione: Rossi S., N'Gotty, Sadotti
Allenatore: Alberto Zaccheroni

JUVENTUS (3-5-2): Rampulla, Birindelli, Ferrara C., Iuliano, Zambrotta, Conte A., Oliseh, Tacchinardi, Bachini (Zidane 46), Inzaghi (Rigoni 89), Del Piero (Esnaider 68)
A disposizione: D'Amico, O'Brien, Scardina, Lavecchia
Allenatore: Carlo Ancelotti

ARBITRO: Cesari
AMMONIZIONI: Del Piero, Tacchinardi (Juventus); Maldini P., Costacurta, Gattuso (Milan)


Del Piero si riprende la Juve 
A dodici giorni dall'inizio del campionato, i bianconeri conquistano meritatamente il Trofeo Berlusconi 
Un gol e tante magie mettono il Milan ko  
MILANO A suo rischio e pericolo, la Juventus si aggiudica la nona edizione del Trofeo Berlusconi. In barba alla cabala, Alessandro Del Piero azzanna la notte e, almeno per un tempo, se la porta dietro come un trofeo di caccia. Sigla un gol splendido (27': palla di Bachini, finta e frustata di destro sul tocco di Inzaghi), rincorre i bulloni di Maldini, sollecita i corpo a corpo con quel torello indiavolato di Gattuso, inventa un gioco di gambe da urlo, fra Gattuso e Costacurta; catapulta Inzaghi a tu per tu con Abbiati; picchiato, picchia e si fa ammonire. La Juventus lo segue curiosa, divertita. 
Zaccheroni, lui, rinuncia inzialmente a Bierhoff: strano. Shevchenko - atteso e, per questo, emozionato - parte in quarta (colpo di testa a lil di palo, su cross di Ba), ma poi s'imbosca, dimenticato. Si gioca spesso tre contro tre, nelle trincee juventino, Brindelli, Ferrara (un leone) e luliano di qua, Shevchenko, Weah e Leonardo di là. In mezzo al campo, si accendono falò tumultuosi, nessuno stende tappeti, Zambrotta e Bachini coprono e pompano, disturbati da Tonetto e Ba. Le defezioni, importanti, non inficiano il ritmo serrato, l'agonismo selvaggio. Leonardo attaccante è una zavorra, soprattutto a questo punto della stagione: proprio il brasiliano, al 16', si mangia un gol fatto su invito del guizzante Ba. Diciannove giorni di differenza nello gambe non sono uno scherzo: la Juve ha più benzina del Milan, le cui montagne russe, almeno dal 20' in poi, non riescono a ossoro governate da Albertini. Maldini, ecco uno che alterna scalpello a stiletto: al 23', in mischia, sfiora addirittura il pareggio. Il centrocampo di Ancelotti assorbe e propone: Oliseh funge da totem esplosivo, Tacchinardi da chirurgico buttafuori, Conte è il più avanzato e itinerante, Bachini e Zambrotta presidiano le corsie. Non una Juve spettacolare, ma pratica, a tratti seducente, e soltanto alla distanza messa al muro. Davanti, come già emorso dai safari doll'Intertoto, Del Piero e Inzaghi, un po' spento, ribadiscono di non aver smarrito il filo elettrico che li unisco e li esalta. 
Costacurta, Sala, Maldini e chi, a turno, arretra, non possono mai staccare la spina, guai a loro. Alla ripresa, Bierhoff avvicenda Leonardo, afflitto da acciacchi assortiti, e Zidane rileva l'intrepido Bachini. Zambrotta slitta a sinistra, Conte a destra. Un lampo di Shevchenko, una saetta di Albertini: Rampulla è li, marziale. Conte e Zambrotta, a turno, scalano in difesa. Gattuso, una furia, sradica palloni sporchi. Ferrara nuota nell'aria, e nell'area, recuperato ai gloriosi livelli d'antan. Oliseh e Zambrotta, lo scudo o il fioretto, tagliano il Milan. Che sventole, il nigeriano; che faccia tosta, il pupo. C'è meno Del Piero, adesso, e il rilievo non deve far arrossire, considerato tutto quello che ha speso. Zaccheroni mendica forze fresche, fuori Tonetto e Weah, ancora giù di fiato, dentro Ambrosini e Orlandini. Il Milan cerca la testa di Bierhoff, colleziona calci d'angolo, bolge, carambole, si muove in branco, meno brillante e reattivo dogli avversari. E' il 23', quando Ancelotti richiama Del Piero - provato, contuso - e riesuma Esnaider. Un atto dovuto. 
Orlandini, intanto, assaggia i riflessi di Rampulla. Zidane, da parte sua, incrementa il minutaggio e lucida l'argenteria. Shevchenko studia in diretta: schemi, appostamenti, tutto. Tacchinardi lo sperona, Zac non rischia e precetta Ganz. Giorno verrà. Il tamburello conclusivo è scandito da un quasi-autogol di Zidane su angolo di Orlandini (ricordate Juve-Parma del '97? quel giorno Zizou ci riuscì), da una rasoiata di Inzaghi, fuori di un palmo, e da una staffilata di Orlandini, pizzicata dal prode Rampulla. Il pareggio non sarebbe stato uno scandalo. Juve, dunque: più squadra perché più in palla e più sciolta del Milan, al quale l'assenza di Boban e i ritardi di Leonardo hanno ridotto ai mniimi termini le scorte di fantasia. Che ci crediate o no, i 58.779 paganti di questa edizione costituiscono il record negativo della manifestazione (limitatamente a Milan e Juve). La scorsa stagione erano stati quasi 75 mila. Strascichi di Ferragosto. D'accordo, chi perde il Berlusconi vince poi lo scudetto, fra Milan e Juve è già successo cinque volte, ma come si fa a prendere sotto gamba il guanto di sfida che Del Piero ha lanciato, da San Siro, in faccia al campionato? Un ritrovato Alex non teme i contrasti anzi sembra volerli sollecitare e rida colpo su colpo Il solido centrocampo alla base del successo dell'undici di Ancelotti. 
Roberto Beccantini



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