venerdì 24 novembre 2023

26 Novembre 1996: River Plate - Juventus

É il 26 Novembre 1996 e River Plate (Argentina)Juventus si sfidano nella Finale della Coppa Intercontinentale allo 'Stadio Nazionale Olimpico' di Tokyo (Giappone).

La Juventus é Campione d'Europa in carica mentre il River é quello del America del Sud avendo appena vinto la Coppa Libertadores. La partita é tesa, a tratti equilibrata ma i bianconeri la spuntano grazie all'ennesimo capolavoro di Alessandro Del Piero dopo calcio d'angolo. Così i bianconeri dopo aver conquistato Scudetto e Champions League adesso si issano su tetto del mondo con la Coppa Intercontinentale. Mitici!

Buona Visione!


river plate


Coppa Intercontinentale 1996
Tokyo - campo neutro, martedì 26 novembre 1996
RIVER PLATE-JUVENTUS 0-1
MARCATORI: Del Piero 81

RIVER PLATE: Bonano, Diaz H., Ayala, Berizzo, Sorin, Montserrat, Ortega, Astrada, Berti (Gancedo 75), Francescoli, Cruz J. (Salas 82)
Allenatore: Ramon Diaz

JUVENTUS: Peruzzi, Porrini, Ferrara C., Montero, Torricelli, Di Livio, Deschamps, Zidane (Tacchinardi 90), Jugovic, Del Piero, Boksic
Allenatore: Marcello Lippi

ARBITRO: Rezende (Brasile)



L'Avvocato ha trepidato per l'impresa dei bianconeri, rivivendo le emozioni di 11 anni fa
Agnelli; «Teniamoci stretto Del Piero» 
«Boksic? Gigante se non tira in porta» 

Giovanni Agnelli è fiero della Juventus per la quale ha trepidato davanti al televisore. Fiero e orgoglioso di tutto. Per come ha vinto, per come ha sofferto, per come ha saputo trasmettere pulsioni ed emozioni. 

Avvocato, dove si era «nascosto»? 

«A casa. Eravamo io e Boniperti. Soli, come ai vecchi tempi. Alla fine, ero più contento di quanto immaginassi». 

Grande Juve. 

«Bellissima. La squadra ha meritato. Poteva segnare prima. Uno, due gol». 

Allude a Boksic? 

«Voglio parlarne con Lippi. Boksic non deve più tirare in porta: tanto, non è il suo pane. Deve andare in porta, ecco. E' un tipo eccezionale, il croato, ma ogni volta che annusa un portiere, gli scende sugli occhi un velo nero». 

Che cosa le è piaciuto della Juve? 

«La compattezza, la lealtà. Lippi, cui ho subito telefonato, ha saputo metter su un gruppo formidabile. Zidane non è più un corpo estraneo. Anzi. Aveva ragione Platini. Tutti aiutano tutti. Il segreto è questo».

Del Piero? 

«Ha giocato e reso come da tempo non gli riusciva. Penso che il suo ruolo sia proprio quello lì, seconda punta. E poi il gol. E poi gli assist. Eccezionali». 

Lo vogliono gli inglesi: saprete resistere? 

«Ha ventidue anni, è un talento naturale, credo che non lo cederemo a nessuno». 

Rispetto alla finale del 1985, che partita è stata? 

«Meno spumeggiante: ma per questo, non meno attraente. Ho tremato questa volta, come avevo tremato allora. Sulla traversa di Ortega, non le dico dove era andato a sbattere il mio cuore. Anzi, glielo dico: su quello di Boniperti...» 

Due coppe Intercontinentali: avete raggiunto l'Inter. 

«Al di là del rilievo statistico, l'averla conquistata significa tanto, significa tutto. Per la società, per il calcio italiano che, detto fra di noi, attraversa un periodo tutt'altro che florido, per l'audience televisiva. Oggi, chi tifa Juventus deve essere orgoglioso. Per arrivare a Tokyo, siamo partiti dallo scudetto e abbiamo attraversato la Coppa dei Campioni. Non è stato facile. Ma è stato bellissimo». 

«Aveva ragione Platini, Zidane s'è inserito benissimo in questo gruppo formidabile» 

Il River Piate? 

«Ha subito il nostro gioco. Se Peruzzi ci ha salvato dall'1-0 in poi, il loro portiere, Bonano, è stato letteralmente formidabile. Con un altro, non so come sarebbe finita. Inoltre, ho apprezzato Francescoli. Non invecchia mai: ha fatto in tempo, pensi, a giocare con il papà di Monterò». 

Torniamo alla Juve. 

«E' una squadra molto solida, molto compatta, molto forte. Ha un solo limite: il gol. Non segna mai, o quasi mai, in rapporto a tutto quello che produce. Purtroppo, è un grosso limite. Avessimo, là davanti, uno che la mette dentro, non dico che saremmo imbattibili, ma quasi». 

Del Piero ha vinto anche una Toyota... 

«Sono gli incerti del mestiere». 

La Juve è salita sul tetto del mondo. Adesso, tocca a Schumacher e alla Ferrari. 

«Ci siamo vicini anche lì. O meglio: più vicini che in passato». 

Il ciclo continua. 

«I ragazzi hanno "fame". Buon segno. Vittorie come quella di Tokyo ti sollevano da terra. La sfida è stata estremamente corretta, eccezion fatta per quella piccola rissa scoppiata alla fine. Ripeto: mi è piaciuto lo spirito, ho apprezzato il modo in cui abbiamo affrontato il River. Sempre a testa alta, senza calcoli. Come un pugile che, guadagnato il centro del ring, lavora ai fianchi l'avversario, spingendolo alle corde». 

Da Tokyo al campionato: non sarà facile mantenere sempre una concentrazione così feroce. 

«E' vero, ma le grandi scommesse e le grandi tensioni sono il sale della vita. Domenica c'è Juve-Bologna, e io ho un debole proprio per il Bologna, e per Andersson». 

Crede nel Vicenza? 

«Sono sincero: comincio a crederci. C'è stato il Cagliari, c'è stato il Verona: e allora, perché non potrebbe esserci un Vicenza? Piuttosto, domenica sera ho visto in tv il derby di Milano. E' stata più bella Juve-River Piate. Il Milan strameritava di vincere. L'Inter, invece, se si trova lì, a un punto dalla vetta, lo deve alla fortuna». 

Roberto Baggio? 

«Gli ho telefonato. Molti lo hanno linciato. Non lo trovo giusto. Gliel'ho detto. A parte il gol, splendido, ne ha sbagliato uno per una spanna e un altro perché la palla gli è rimbalzata male. L'ho invitato a non buttarsi giù. Dimenticarlo, è impossibile: anche in un giorno come questo». 

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 27 Novembre 1996




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