martedì 2 luglio 2024

2 Luglio 1983: Juventus - Flamengo

É il 2 Luglio 1983 e Juventus e Flamengo si sfidano nell' ultima gara del Mundialito per club 1983 allo 'Stadio Giuseppe Meazza - San Siro' di Milano.

I bianconeri piemontesi sono oramai considerati "la squadra piú forte del mondo" avendo in rosa motli elementi della nazionale Italiana Campione del Mondo a Spagna 82, con l'aggiunta di due fuoriclasse assoluti come Michel Platini e Zbigniew 'Zibi' Boniek. La vittoria finale in Coppa dei Campioni sembra 'una cosa dovuta' peró la paura di vincere in europa e un 'tiro della domenica' di Felix Magath fermano i campioni bianconeri ad Atene nella finalissima.

Buona Visione!



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Il Mundialito per club 1983, noto anche come Coppa Super Clubs 1983, è stata la seconda edizione dell'omonimo torneo internazionale di calcio. Venne disputata allo stadio Giuseppe Meazza in San Siro di Milano dal 24 giugno al 2 luglio 1983, e si concluse con la vittoria della Juventus.

La Juventus, nonostante fosse reduce da un'annata più impegnativa rispetto alle rivali — sia per via della fatica accumulata dai suoi nazionali nella stagione successiva al campionato del mondo 1982, sia per il raggiungimento delle finali di Coppa dei Campioni (perdente) e Coppa Italia (vincente) —, al termine dei dieci incontri del girone risultò prima in graduatoria: dopo due pareggi con Milan e Peñarol, i bianconeri superarono l'Inter con un gol del giovane Storgato, e nell'ultima risolutiva giornata ebbero la meglio sul Flamengo (cui sarebbe bastato un pari per ottenere il primo posto in classifica) grazie alla rete decisiva di Boniek; la vittoria assegnò ai torinesi il successo nella manifestazione, oltre ai 100 000 dollari del premio finale in palio.

L'undici piemontese si lasciò dietro nel girone proprio il Flamengo e l'altra sudamericana del Peñarol, mentre le due milanesi chiusero la classifica, con gli interisti fanalino di coda. La Juventus mise così in bacheca il trofeo internazionale, nella sua unica partecipazione al Mundialito per club; a completare il trionfo bianconero, il fantasista Platini venne eletto miglior giocatore del torneo. L'attaccante milanista Serena emerse invece quale capocannoniere dell'edizione, con 4 reti.

tratto da wikipedia.it

 

 


2 Luglio 1983 : Stadio 'Giuseppe Meazza' San Siro, Milano
Spettatori: 80.000
JUVENTUS - FLAMENGO 2-1
MARCATORI: 11' Platini , 17' Adílio , 61' Boniek

Juventus: Bodini, Gentile, Scirea (Prandelli), Caricola, Cabrini, Furin, Tardelli, Platini, Bonini, Boniek, Paolo Rossi
Allenatore: Giovanni Trappatoni.

Flamengo: Raul, Leandro, Marinho, Mozer (Figueredo), Ademar, Andrade, Junior, Adílio, Robertinho, Peu, Julio Cesar (Baltazar)
Allenatore: Carlos Alberto Torres

Arbitro: Enzo Barbaresco
Ammoniti: Baltazar (F), Gentile, Tardelli (J)




«Ma che bravo quel Bodini» Lo dice Agnelli in tribuna  
DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Ieri sera il Mundialito ha offerto al Flamengo uno stadio di San Siro fin troppo pieno, con nuovi concetti di fachirismo degli spettatori, ed inoltre con particolari occasioni di studio. C'era infatti una folla rossonera di bandiere e striscioni e sciarpe che tifava Flamengo con regolarità cromatica, essendo rosse e nere le maglie del Flamengo, però con irregolarità burocratica, trattandosi di gente italiana, non brasiliana, gente milanista impegnata contro la Juventus. C'era una folla nerazzurra in attesa non tanto di Inter-Milan, in seconda serata, guanto di qualcosa di messianico per l'Inter, che so?, Maradona in nerazzurro calato a centrocampo da un elicottero: e intanto fischiava la Juventus e: tanto per stare in allenamento, insultava Fraizzoli, il cui posto abituale in tribuna era però occupato da Giovanni Agnelli, impossibile pensare ad un riuscito travestimento del presidente interista. E c'era pure una gente juventino, molto sparpagliata, senza concentrazioni ufficiali di tifo, essendo ormai il tifo juventino a San Siro pericolosa faccenda da carbonari, per non dire da martiri cristiani. In questo groviglio di passioni dirette, mediate, contorte, che forse appartengono alla formula relativa del Mundialito più che all'assoluto del football, si è giocata Juventus-Flamengo, con i brasiliani sostenuti come neanche al Maracanà ed è stata una partita subito bellissima, soltanto sciupata, per i giornalisti, dalla notizia dell'esonero di Marchesi da parte dell'Inter, una notizia che per un po' ci ha costretti a pensare al football del gioco e non al gioco del football. La Juventus ha sciorinato una praticità secca, quasi arida, anche e specialmente nel gol iniziale, segnato da Platini in maniera semi-perfida, un gol che ha ricordato la criochirurgia, dot quelle operazioni fatte col freddo. Il Flamengo ha giocato in maniera molto artistica, piacendo subito alla gente, un po' perché anti-Juventus, un po' perché Flamengo. Qualcuno, con neanche grande sforzo, riusciva a immaginare la squadra infusa, insufflata da Zico, di nuovo li' in mezzo. Bellissima partita, si, anche con l'opportuno crocchiar di ossa a far sapere che si agiva sul serio: fino a che Mozer e Scirea arrivavano allo speronamento reciproco, e il brasiliano usciva in barella, fra applausi quasi commossi. Ma tutto era grande psicodramma, ad esempio, con gli scambi di sonorità oscene tra interisti e milanisti, che da mesi e mesi aspettavano di essere di nuovo insieme, cioè separati soltanto dall'odio, non da due campionati diversi. 

Diceva Agnelli: 
«Qui a San Siro c'è lo stadio perfetto, li più bello d'Europa, per un grande football, puntuale quasi sempre. É il 2 luglio, la Juventus è ancora bella. I brasiliani lavorano bene per lo spettacolo. Mi piace Bodlni, è un portiere verissimo. Boniek? Quando giocava in Polonia credevamo che fosse un nuovo Puskas, poi si è rivelato un Haller in grigio. Marchesi esonerato? Pare abbia pagato gli screzi con Beccalossi, che è un giocatore bravissimo, ma creatore di squilibri nelle squadre. Alla Juve non ci servirebbe, abbiamo già Boniek». 

In campo, quasi a dimostrare che le parole dell'avvocato arrivano dovunque, Boniek s'impennava e segnava il grandissimo gol del due a uno. E alla Juve, dopo la Coppa, arrivava anche il Mundialito.

tratto da: La Stampa 3 luglio 1983 


 


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