sabato 6 aprile 2024

7 Aprile 2002: Perugia - Juventus

É il 7 Aprile 2002 e Perugia Juventus si sfidano nella tredicesima giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 2001-02 allo Stadio 'Renato Curi' di Perugia.

É una stagione col finale col botto questa per i campioni bianconeri. Iniziata un po' in sordina adesso i nostri eroi stanno girando a mille. La vetta si avvicina e si avvicina anche il 5 maggio, ultima giornata di campionato. Tutto il resto é Storia! Dall'altra parte c'é il Perugia che agguanta un bellissimo ottavo posto e si procura un biglietto per l'Europa.

Buona Visione!


perugia


Campionato di Serie A 2001-2002 - 13 ritorno
Perugia - Stadio Renato Curi
Domenica 7 aprile 2002 ore 15.00
PERUGIA-JUVENTUS 0-4
MARCATORI: Trezeguet 9, Del Piero rigore 45+1, Zenoni 57, Del Piero 62

PERUGIA: Cordoba, Sogliano (Soncin 46), Rezaei, Milanese, Zè Maria, Tedesco, O'Neill (Gatti 64), Baiocco, Blasi, Bazzani, Vryzas (Ahn 77)
Allenatore : Serse Cosmi

JUVENTUS: Buffon, Thuram (Birindelli 74), Ferrara C., Montero, Pessotto, Zenoni, Davids, Zambrotta, Nedved (Maresca 64 - Tacchinardi 67), Trezeguet, Del Piero
Allenatore : Marcello Lippi

ARBITRO: Gabriele



UN'ALTALENA DI EMOZIONI DA TRE CAMPI: COSI' SI SONO RIAPERTI I GIOCHI NELLA CORSA AL TITOLO
VOLATA SCUDETO: IMPRESE DELL'ATALANTA, CHE VINCE A SAN SIRO, E DEL VENEZIA GIA' RETROCESSO CHE SFODERA ORGOGLIO E METTE PAURA Al GIALLOROSSI 
Dopo il ko dell'Inter la Juve d riprova 
Collina salva la Roma 
Grande prova e quattro gol dei bianconeri a Perugia, mentre Vieri non basta ai nerazzurri.
Solo due rigori nel finale rianimano Capello 

FERMI tutti. Dopo il Feyehoord, anche l'Atalanta mortifica l'Inter a San Siro. Collina rianima la Roma a Venezia, due rigori in tre minuti. La Juventus, data per dispersa, risorge a Perugia e rientra a pieno titolo nella bagarre-scudetto. Classifica: Inter 62, Roma 60, Juve 59. 

Doveva essere una normale domenica di transito: sulla sfida tra il Venezia retrocesso e là Roma campione non si accettavano addirittura scommesse, a conferma di quanto la Snai, a differenza delle agenzie inglesi, sia pavida e inattendibile. È successo il finimondo. A cominciare dal «Meazza». Delle quattro sconfitte a bilancio, tre l'Inter le ha subite in casa:. nel derby, con il Chievo e al cospetto di un'Atalanta che, come la squadra di Cuper, offre il meglio in trasferta. I miracolosi tuoni che Taibi e l'immancabile, lampo di Vieri non bastano, da soli, a mascherare un deficit di manovra già emerso a Firenze e, in parte, giovedì sera in Coppa Uefa. Approccio macchinoso, difesa a tre (?), cambi cervellotici e Recoba fuori registro cóme spesso gli capita all'indomani di un paio di partite azzeccate. È entrato Kallon, non Ronaldo: una scelta, immagino, dettata dalle contingenze atletiche. 

Inter poco lucida e sprecona; con l'aggravante, rispetto alla parentesi europea, di aver schierato la formazione tipo. E prima del Brescia, ci sarà di nuovo Feyenoord, a Rotterdam: un dettaglio da non trascurare. Cuper continua a battere il tasto della tranquillità: e il gioco? Atalanta e Venezia ribadiscono la scorza dura del nostro campionato. Una Roma svagata e rabberciata, orfana com'era di Totti e Samuel, rischia l'osso del collo in laguna. Sotto di due gol (Maniero, De Franceschi), riemerge nel finale grazie ai guizzi di Collina e alla mira di Montella. Se il primo rigore ci può stare (Bilica frana addosso a Batistuta), il secondo, visto e rivisto, proprio non c'è: Cassano «cerca» Marasco, e non viceversa. Fuoco alle polveri. 

Moratti da San Siro: 

«Sono successe cose strane». 

Moggi da Perugia: 

«Se fosse capitato alla Juve, ci avrebbero costruito su una settimana di trasmissioni». 

Capello da Venezia: 

«Collina è il miglior arbitro del mondo, come poteva confondersi?». 

E dal momento che l'anticipo di sabato fra Toro e Bologna era finito in farsa, con il labiale di Galante troppo malizioso per non giustificare almeno un'inchiesta, prepariamoci a un epilogo di stagione avvelenato come nelle nostre peggiori tradizioni. Torte vere o presunte, favori, ingiustizie: posto che nessuno può scagliare la prima pietra, sarebbe ora che ci dessimo una regolata. Sulla carta, l'avversario più tosto l'aveva la Juve. Alludo a quel Perugia che, al Curi, non perdeva dal 13 gennaio (2-0 con l'Inter) e si era aggiudicato quattro delle ultime, cinque partite. L'Arcangelo Gabriele non ha inciso, a differenza dell'Arcangelo Collina. Gli si può addebitare, esclusivamente, la frettolosa espulsione di Cosmi. In cuor suo Sensi era terrorizzato dalla designazione dell'imberbe «notaio» di Frosinone, ignaro del piano Marshall che gli stava organizzando il Principe dei fischietti. Un punto in due gare, Lippi in pericolo, l'organico a pezzi: era questa la zavorra che si trascinava la Juve. La risposta non poteva essere più squillante. Il ventesimo sigillo di Trezeguet, una doppietta di Del Piero, a secco dal 16 febbraio, la splendida acrobazia di Cristiano Zenoni. Uniche note negative, la sciocca ammonizione di Nedved (niente Milan), il serio infortunio a Maresca e il censurabile minuétto che Buffon ha intrattenuto con i volgari balilla della curva. 

Il Perugia lamentava le squalifiche di Di Loreto e Grosso. Ha sfiorato l' 1 -1 e poi si è consegnato al superiore tasso tecnico degli avversari. Apprezzabile il contributo di Davids riciclato al centro. Prezioso il rientro di Montero. Rifiorito lo smalto atletico. Quattro giornate al termine, dodici punti in palio, tre dalla vetta: provarci non è più un miraggio, resta un dovere. 

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 8 aprile 2002




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La Stampa 8 aprile 2002

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La Stampa 8 aprile 2002

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La Stampa 8 aprile 2002

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La Stampa 8 aprile 2002

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