lunedì 18 marzo 2024

19 Marzo 2000: Juventus - Torino

É il 19 Marzo 2000 e Juventus e Torino si sfidano nella nona Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1999-2000 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino. Ecco un altro 'Derby della Mole'.

La Juventus é guidata in panchina da Carlo Ancelotti e sembrerebbe in rampa di lancio per conquistare un altro Scudetto. Peró una grande Lazio, un epilogo da campionato non da Vecchia Signora, ed un signore fornito di ombrello in un campo piú da pallanuoto che di calcio, 'ruba' un tricolore piú che meritato.Il Torino dall'altra parte dovrá salutare la Serie A dopo un campionato non all'altezza.

Tutt’altro che piacevoli sono state le uniche due stagione in bianconero del mister Ancelotti. Dal 1999 al 2001 l’allenatore emiliano ha capitanato una squadra la cui realtà attorno non l’ha mai accolto davvero. Anzi, c’è sempre stata una palese un’antipatia nei suoi confronti, tanto da indurlo a rinunciare a qualsiasi ambizione di progetto. “Un maiale non può allenare” erano gli striscioni accaniti dei tifosi della Juventus, che non si sono risparmiati ad esprimere il totale dissenso nei confronti dell’ex centrocampista del Milan. Un’antagonismo di colori che sempre si è sempre fatto sentire e che, dopo due anni di fasulli compromessi, lo ha indotto al divorzio. D’altronde, se una moglie tradisce il marito prima ancora delle nozze, non si può di certo pretendere un futuro rose e fiori.

liberamente tratto da Juventus 1999-2001, il maledetto biennio di Ancelotti: un’incompatibilità di sangue 

Buona Visione! 

 


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Campionato di Serie A 1999-2000 - 9 ritorno
Torino - Stadio Delle Alpi
Domenica 19 Marzo 2000
JUVENTUS-TORINO 3-2
MARCATORI: Brambilla autorete 23, Ferrante rigore 33, Lentini autorete 67, Del Piero rigore 73, Ferrante rigore 89.

JUVENTUS: Van Der Sar, Ferrara C., Montero, Iuliano, Zambrotta (Oliseh 90+3), Tacchinardi, Davids, Pessotto, Zidane (Kovacevic 89), Inzaghi (Tudor 81), Del Piero
Allenatore: Carlo Ancelotti

TORINO: Bucci, Bonomi, Grandoni, Maltagliati, Sommese (Ivic 72), Mendez, Galante (Tricarico 75), Brambilla, Lentini, Ferrante, Silenzi (Coco 80)
Allenatore: Emiliano Mondonico

ARBITRO: Collina



Domenica straordinaria per i bianconeri: si aggiudicano il derby e volano a più 9 sulla Lazio
JUVE le mani sullo scudetto 

La Juventus balza al di là  del derby e atterra molto vicino al 26esimo scudetto, benevolmente scortata dagli astri e dagli altri, la Lazio sgretolala a Verona, il Milan spolpato a Venezia, l'Inter imbavagliata dal Bologna, la Roma mortificata dalla Reggina (all'Olimpico, addirittura). 

Un piede di Brambilla e una coscia di Lentini sono gli strumenti che il destino offre a Madama per domare il Toro, nella disfida che passerà alla storia per la curva rapita e poi restituita (dal governo). Squallidi incidenti ne hanno funestato il travagliato prologo. I bianconeri palesano un cinismo che rasenta la perfidia: meno tirano, più raccolgono. Collina è un arbitro troppo speciale per limitarsi all'ordinaria amministrazione. Era dal 5 aprile 1998 che non «assaggiava» la Juve, e dal 31 gennaio del 1999 che la Juve non aveva rigori contro: Collina gliene infligge due, il secondo pescato chissà come, vista la casta spintarella di Zidane a Tricarico, ma in occasione del primo, netto, avrebbe dovuto espellere luliano (ultimo uomo). 

La doppietta di Ferrante si trasforma, così, nell'omaggio, legittimo, a uno degli attaccanti più in forma del momento. Anche Del Piero va a segno su rigore (sette su sette). Mai in soggezione, mai alle corde: l'impegno del Toro avrebbe giustificato, almeno, il pareggio. Ciò premesso, non si può ridurre l'analisi di un campionato a evasivi complotti, alla sudditanza psicologica (che esiste e colpisce, come no) ed, esclusivamente, al favore degli dei. Non bastano per giustificare la collana di ventidue partite senza sconfitte e la serie, aperta, di sei vittorie consecutive. Il Duemila di Carlo Ancelotti ha dello strabiliante: trenta punti (su trentasei) in dodici gare. L'Inter ne ha persi cinque, il Milan otto, la Roma dieci, la Lazio, che aveva chiuso il 1999 in testa, undici, il Parma quattordici. 

I poteri della società sono fuori discussione, ma anche la stoffa dell'allenatore, l'orgoglio e le qualità della rosa. Non era la più forte, la Juve: lo è diventata. Il riassetto della difesa ha scolpito una continuità sconosciuta ai rivali. Del Piero e Zidane sono campioni che, in caso di emergenza, non disdegnano di impugnare la scopa e spazzare l'aia. Non incanta, la Signora, ma è solida e solidale, virtù che non tutti possono sbandierare. Ancelotti ha riacceso quel motore che, ai tempi dell'ultimo Lippi, infortuni, cali e insinuazioni (Zeman) avevano contribuito a spegnere. Ci ha messo mano con saggezza, sennó la smania, pericolosa, di lasciare impronte epocali. Nove punti a otto giornate dal termine. 

Il Milan venerdi a San Siro e la Lazio in casa costituiscono le estreme imboscate alle quali si aggrappa il branco smarrito degli inseguitori. Piano piano, nella scia della Juve, hanno ceduto tutti: la Fiorentina, di schianto poi il Parma, quindi la Roma, l'Inter, il Milan (due punti in quattro partile), la Lazio. Come sempre, la primavera è slata fatale alle guarnigioni di Eriksson. Cragnotti e Sensi sono furibondi. Galliani è talmente avvilito da non salvare nessuno. Gli ultra di Firenze, ingrati e incompetenti, mettono in croce Trapattoni. E poi ci meravigliamo se i progetti si sfarinano e a vincere sono sempre i solili. 

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 20 marzo 2000




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La Stampa 20 marzo 2000

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La Stampa 20 marzo 2000

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