venerdì 8 marzo 2024

9 Marzo 1975: Juventus - Cesena

É il 9 Marzo 1975 e Juventus e Cesena si sfidano nella sesta Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1974-75 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

La Juve é guidata in panchina da Carlo Parola e si appresta a vincere il suo sedicesimo scudetto. Dall'altra parte c'é il Cesena che allenato da Eugenio Bersellini riuscirá ad evitare una retrocessione in Serie B nelle ultime giornate di campionato.

Buona Visione!

 

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Campionato di Serie A 1974-1975 - 6 ritorno
Torino - Stadio Comunale
Domenica 9 marzo 1975 ore 15.00
JUVENTUS-CESENA 1-0
MARCATORI: Damiani rigore 39

JUVENTUS: Zoff, Gentile, Longobucco, Capello F., Morini, Scirea, Damiani, Cuccureddu, Altafini, Viola F., Bettega
Allenatore: Carlo Parola

CESENA: Galli E., Ceccarelli, Ammoniaci, Zaniboni, Danova, Cera, Festa (Toschi 63), Brignani, Bertarelli, Rognoni, Bordon
Allenatore: Eugenio Bersellini

ARBITRO: Picasso



Juventus, una vittoria sul fango 
Con un rigore contestato i bianconeri superano il Cesena  
La massima punizione fischiata per un contrasto di Cera su Bottega e realizzata da Damiani
Proteste degli ospiti che hanno disputato una buona partita 
Forfait di Anastasi per un attacco influenzale durante la notte 
Palo colpito da Altafini 

L'«affare scudetto», forse, è da ieri un capitolo chiuso ma c'è un rigore «da moviola» che getta qualche ombra sulla legittimità dell'importantissimo successo conquistato dalla Juventus sul Cesena, l'episodio contestato si era registrato al 40': lunga rimessa di Zoff oltre la metà campo per Bettega che si liberava di Danova e scattava verso la porta romagnola; entrava in area, tentava di superare di slancio Cera ma il «libero» lo contrastava toccando la palla e urtando, contemporaneamente, con il ginocchio destro quello dell'attaccante juventino che planava sul fango. Picasso, senza la minima esitazione, decretava il penalty scatenando le proteste degli ospiti. Era rigore o semplice ostruzione? Molti, in tribuna, si sono indignati ma il tackle di Cera non ci è parso «pulito» anche se per Bettega, già sbilanciato, la caduta è stata inevitabile. Picasso, arbitro non sempre all'altezza della situazione, ha giudicato il fallo intenzionale. Damiani, con un preciso rasoterra, trasformava dagli undici metri: era la sua quinta rete dal dischetto. 

C'è voluto un rigore per spianare alla Juventus la strada del gol ma i bianconeri di Bersellini (ieri in divisa granata) non possono certo parlare di «furto» anche se hanno disputato un'onesta partita e si sono confermati avversari assai scomodi per il loro gioco a tutto campo, per il movimento che sanno compiere difensori e centrocampisti. Nella ripresa, nel tentativo di riequllibrare la situazione, hanno esercitato una maggiore pressione territoriale ma hanno costruito una sola pallagol, con Bertarelli contro cinque dei juventini, compresi il palo colpito da Altafini (8') e l'azione di Bettega che ha prodotto il rigore. La partita è stata vivace, combattuta e interessante anche se la Juventus è parsa un po' sbiadita rispetto a quella vista con l'Amburgo. D'altra parte non si poteva pretendere di più: i bianconeri avevano nei muscoli le tossine accumulate nei novanta minuti, tiratissimi, con i tedeschi ed erano costretti a giostrare sotto la pioggia battente e su di un campo ridotto, in certi punti, a una risaia. 

Senza dimenticare le assenze degli squalificati Furino e Causio, nonché di Spinosi (in panchina) alle quali si era aggiunto, all'ultimo momento, il forfait di Anastasi colpito, in nottata, da un attacco influenzale con febbre a 38,6. La forza della Juventus, lo ripetiamo, consiste anche nell'avere a disposizione ottimi ricambi: anche ieri se n'è avuta la riprova. Nel primo tempo la Juventus aveva dato l'impressione di trovarsi più a suo agio sul fango. Il Cesena giocava con una formazione che Bersellini aveva studiato per non perdere.

Cera agiva come «libero» limitando assai le sue sortite mentre Zaniboni seguiva Altafini, l'ottimo Danova controllava Bettega e Damiani era tallonato da Ammoniaci. La «finta ala» Festa contrastava Viola: Capello fungeva da mediano su Rognoni e Cuccureddu era accoppiato a Briguani. Ne conseguiva che Ceccareilli e Longobucco, senza avversari, si fronteggiavano, trasformandosi, a turno, in estreme. Le due punte, Bordon e Bertarelli. erano prese in consegna da Gentile e Morini. 

La Juventus era partita di slancio. Un preciso traversone di Viola aveva obbligato Galli a una spettacolare respinta di pugno. All'8' Galli era salvato dal montante sul quale s'infrangeva un bolide scagliato, di sinistro, da Altafini. Bravo e sfortunato, il brasiliano, in questa circostanza. Il Cesena si era fatto vivo nei pressi di Zoff con un cross di Rognoni che Bordon, di testa, aveva indirizzato fuori bersaglio. La stessa azione, sul fronte opposto, aveva prodotto un colpo di testa di Altafini a lato. La Juventus macinava gioco ma la difesa del Cesena vigilava: certe finezze di Damiani erano a volte estemporanee e gli uno-due con Altafini non sempre funzionavano. Zoff compiva l'unico intervento della partita su una puntata di Ceccarelli deviata da Scirea: una parata di ordinaria amministrazione. Notevole il lavoro di Capello, il miglior bianconero, nella prima frazione. Anche Viola, pur senza ripetere gli spunti irresistibili del « mercoledì di Coppa », si distingueva per l'impegno con cui contrastava il maratoneta Festa e per i suoi inserimenti offensivi. Bettega era ben marcato da Danova: gli sfuggiva in occasione dell'azione che determinava il rigore. Due minuti dopo il gol di Damiani, l'arbitro ammoniva Capello per una entrata violenta su Festa. Capello, già diffidato, verrà automaticamente squalificato e non potrà giocare domenica prossima. all'Olimpico, contro la Roma. In apertura di ripresa, la Juventus falliva il raddoppio. Capello appoggiava su Viola che resisteva alla carica di Festa e serviva Altafini. La palla era intercettata dalla difesa ma Cera la perdeva in un contrasto con Damiani che passava tempestivamente a Bettega: Bobby si allargava troppo sulla sinistra, attirava fuori porta Galli e concludeva debolmente consentendo a Zaniboni di respingere.

Bettega ieri è mancato negli ultimi metri. Ancora Bettega sfiorava di testa, in tuffo, un insidioso pallone. Passata la breve sfuriata bianconera, il Cesena produceva il suo forcing. Cera si trasformava praticamente in centrocampista partecipando alla costruzione di quasi tutte le manovre d'attacco dei romagnoli. La prevalenza territoriale del Cesena non aveva sfogo poiché la difesa bianconera, surrogata dai suoi generosi centrocampisti, faceva argine. Si distingueva Morini, autore di un'ottima prestazione (ieri aveva i gradi di capitano). Bravi anche Gentile e Scirea. Longobucco si batteva pure lui con energia denunciando, però, la solita imprecisione nei | traversoni. Il contropiede della Juventus era sempre pericoloso. Al 12' Damiani saltava Ammoniaci, entrava in area, evitava Cera ma si faceva anticipare da Galli in uscita. Al 17', in un contrasto con Viola, Festa, colpito duramente alla coscia sinistra, doveva abbandonare il campo: veniva sostituito dall'ex granata Toschi. 

Il Cesena giocava con tre punte e Toschi era preso in consegna da Longobucco. Al 25' l'unica palla-gol degli ospiti: Bertarelli. in buona posizione, calciava con forza in porta ma sulla traiettoria c'era Morini che respingeva con il petto (e non con il braccio, come è parso a qualcuno). Era ancora la Juventus a sfiorare il gol: al 29' Altafini smistava un bel pallone a Damiani che calciava fuori. L'occasione più nitida capitava, al 35', nuovamente a Damiani: su traversone di Capello, l'ala anticipava Altafini e di testa, a colpo sicuro, girava a rete ma Galli, ben piazzato, deviava in angolo. Poi. al 40', su punizione di Capello, Altafini falliva la mira. Il vecchio José, provato, non aveva più la necessaria lucidità. Anche il Cesena, stroncato dalla fatica, correva sulle ginocchia. Vi era ancora una fuga di Bettega, su azione di rimessa, senz'esito. La gente, ormai, seguiva sul tabellone gli altri risultati, ancora una volta favorevoli alla capolista. 

Bruno Bernardi 
tratto da: La Stampa 10 marzo 1975



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La Stampa 10 marzo 1975

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