lunedì 19 febbraio 2024

20 Febbraio 1972: Juventus - Milan

É il 20 Febbraio 1972 Juventus e Milan si sfidano nella quarta Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1971-72 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

La Juventus si appresta a vincere il suo Quattordicesimo Scudetto dopo una battaglia senza esclusioni di colpi con Milan e Torino. Alla fine di questo Campionato la classifica si legge così :

Prima e Campione d'Italia : Juventus Punti 43

Seconda/Terza : Milan e Torino Punti 42

Buona Visione!



juve


 

Campionato di Serie A 1971-1972 - 4 ritorno
Torino - Stadio Comunale
Domenica 20 febbraio 1972 ore 15.00
JUVENTUS-MILAN 1-1
MARCATORI: Bigon 32, Salvadore 78

JUVENTUS: Carmignani, Spinosi, Marchetti G., Furino, Morini, Salvadore, Causio, Haller, Anastasi, Capello F., Novellini
Allenatore : Cestmir Vycpalek

MILAN: Cudicini, Anquilletti, Zignoli, Rosato, Schnellinger, Sogliano, Sabadini, Benetti, Bigon, Rivera, Golin
Allenatore : Nereo Rocco

ARBITRO: Lo Bello C.


QUANDO SALVADORE VA ALL'ATTACCO 
Billi colpisce ancora 
Anche per lo scudetto del 1967 il «libero» segnò quattro gol decisivi 

E' partita dalla Winchester del «vecchio Billi» la fucilata che ha inchiodato il Milan sulla trincea di un onesto pareggio. Ciò che è seguito a quel fulminante tiro l'abbiamo visto tutti, dalle tribune dell'inzuppato stadio comunale e sul video, qualche ora più tardi, nella telecronaca registrata del secondo tempo della partita. Sandro Salvadore, il capitano, travolto sotto l'abbraccio festante dei compagni di squadra, e tutti insieme a rotolarsi per la gioia nel fango. Per un giocatore di trentadue anni, ma ancora lontano dalla svolta che sbocca sul viale del tramonto, momenti simili restano impressi nella mente. Sono momenti che si ripetono sempre più raramente. Non è la prima volta che Salvadore scende dalla cassetta della diligenza bionconera ( ricordate l'immagine che venne data or non è molto dal nostro disegnatore Bruna al vecchio Billi?) per andare all'assalto del forte nemico, e la sua schioppettata è risolutiva. Così ora riassume la sua storia di «vendicatore». 

«E' il primo gol in questo campionato, però è anche il diciannovesimo che segno per la Juventus ed il ventesimo da quando gioco in Serie A. L'anno che vincemmo lo scudetto ai tempi di Heribetro ne realizzai quattro. Perché non potrei ripetermi stavolta?». 

Anche «stavolta» la Juventus è sulla dirittura che conduce al traguardo dello scudetto, ed il nuovo passo in avanti su questa meravigliosa via è merito di Salvadore. Sandro Salvadore proviene dal Milan, anzi dal Milan fu in un certo senso ripudiato, perché c'era Maldini di cui Salvadore a parere dei tecnici milanisti d'allora era un doppione. Due «liberi» erano troppi, così Salvadore venne ad affermarsi in quel ruolo, che fu tra i primi a praticare e ne resta un classico esemplare, nella squadra bianconera. Di solito in questi casi si vanno ricercare cause ed effetti, si tenta di cioè dare una precisa ragione in chiave psicanalistica al gesto importante di un giocatore nel corso di una partita altrettanto importante. Comunque, nel gol di Salvadore al suo vecchio Milan non c'è l'agro sapore della vendetta. Il Milan, nella carriera di Salvadore, appartiene al passato, è «momento» di vita calcistica molto lontano, e nulla come il tempo, a meno che uno non abbia la memoria d'elefante, sfuoca vendette e assopisce velleitarie polemiche. Oggi, per Salvadore, il Milan è un avversario come tutti gli altri, un rivale nella corsa del titolo da affrontare con sospetto anche quando il suo allenatore (quel Rocco che adesso rifiuta sdegnosamente la parte del piagnisteo ) vuole presentarlo in veste d'agnello mentre ha ancora denti lupeschi per mordere ferocemente. Una squadra rossonera così agguerrita Billi se l'aspettava. 

«I miei ex-amici giocano sempre bene quando vengono a Torino. Buona regola è perciò diffidare di loro». 

«E lei diffidava anche stavolta?». 

«Certamente, e con me i miei compagni». 

Perché, allora, nonostante la premeditata diffidenza, la partita vi ha voltato le spalle e per riportarla sulla retta via c'è voluto il suo deciso intervento, quell'intelligente sganciamento da autentico « libero » che non deve farsi condizionare (e confinare) nella propria area difensiva? Salvadore spiega: 

« Eravamo contratti, un poco nervosi. La partita era troppo importante e quando si sente troppo il peso di un incontro si finisce per risentirne psicologicamente. Almeno nel primo tempo, poi le cose sono cambiate ». 

Insomma, essersi dipinto il diavolo più brutto di quanto lo fosse è stato un errore? 

« Nessun errore: è naturale che ciò avvenga. E neppure sarà l'ultima volta che ciò accade in questo campionato. Ormai, tutti i match diventano terribili test che dobbiamo superare a tutti i costi ». 

Salvadore non lo dice, ma si intuisce che non tutti gli esami di maturità possono concludersi con un dieci e lode. A volte, per superarli basta la sufficienza. Importante è superarli e raggiungere lo scopo. Anche ieri sera, tornando a casa, la figlia più grande gli ha gettato le braccia al collo: 

« Bravo papà! ». 

Un bravo che vale il dieci e pure la lode. 

Fulvio Cinti
tratto da: La Stampa 21 febbraio 1972



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