lunedì 21 agosto 2023

23 Agosto 1997: Juventus - Vicenza

Attraverso il Canale Youtube Ufficiale della Juventus vi omaggiamo di un altro pezzo di storia della esistenza bianconere.

É il 23 Agosto 1997 e Juventus e Vicenza si giocano la decima edizione della Super Coppa Italiana 1997 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.

La Juventus ottimamente guidata in panchina dal maestro Marcello Lippi si appresta a vincere il suo 25esimo Scudetto. Sará l'annata di Alessandro Del Piero (autore di 21 gol in campionato) e Zinedine Zidane (che a Luglio vincerá il Mondiale a casa sua). Questa Super Coppa vinta contro i biancorossi sará la seconda messa in mostra in bacheca dai bianconeri.

Buona Visione! 

 

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Stagione 1997-1998 - Supercoppa Italiana - Finale
Torino - Stadio Delle Alpi
Sabato 23 agosto 1997 ore 20:30
JUVENTUS-VICENZA 3-0
MARCATORI: Inzaghi 48, Inzaghi 55, Conte A. 80

JUVENTUS: Peruzzi, Birindelli, Ferrara C., Montero, Pessotto G., Conte A., Deschamps (Tacchinardi 80), Zidane (Pecchia 65), Di Livio, Inzaghi, Del Piero (Padovano 65)
Allenatore: Marcello Lippi

VICENZA: Brivio, Viviani, Stovini, Canals, Coco, Schenardi, Di Carlo, Baronio (Zauli 69), Ambrosini, Ambrosetti (Beghetto 60), Luiso (Otero 74)
Allenatore: Francesco Guidolin

ARBITRO: Bazzoli

 

 

La Juve conquista il primo trofeo stagionale: una doppietta dell'inafferrabile Inzaghi manda ko il Vicenza 

TORINO. Il vero fascino della finale di Supercoppa italiana è che per vincerla bisogna poterla giocare e per giocarla bisogna aver vinto qualcosa di importante, lo scudetto oppure la Coppa Italia. Juve e Vicenza si sono affrontate, ieri sera, per questo retaggio di una stagione straordinaria che molti pare abbiano già dimenticato: poca la gente di parte bianconera, 8 mila persone, non di più, decisamente più entusiasti i cinquemila vicentini compressi in un settore ristretto mentre tutto attorno era il vuoto. Nell'insieme, un pubblico da amichevole e neppure di lusso mentre a S. Siro martedì erano in ottantamila per celebrare il primo impatto tra il Milan e la Juve. La gente consuma gli ultimi spiccioli di vacanza e fiuta i grandi match. 

Quello di ieri non lo è stato per una buona metà. La cornice scialba ha fatto il paio con lo spettacolo poco intenso che nel primo tempo s'è tradotto nel più scontato degli 0 a 0. Là ripresa, marchiata subito dal gol di Inzaghi, che si sarebbe poi rivelato il protagonista assoluto, ha avuto invece cadenze briose e accettabili grazie ai bianconeri che hanno segnato 3 reti, hanno dominato e concesso a Inzaghi un esordio a Torino di quelli che non dimenticherà. Il nuovo bomber ha segnato due gol rapinosi e ha firmato la vittoria confermando che, quando può muoversi vicino a rete e viene assistito come si deve, il suo guizzo è letale. Se lo si manda a correre per il campo si adatta però non punge. E se non lo fa lui, sono dolori per una squadra cui mancano (per il momento?) alcune chiavi per raggiungere il gol: i cross alti e le percussioni di potenza, soprattutto. Nel primo tempo, con il match blindato, le rare occasioni sono venute da pallette in mischia e proiettili vaganti dalle parti di Brivio. La Juve ha colto dunque con un largo 3-0 il primo traguardo della stagione, il meno importante, ma è quanto poteva prendere e con l'esperienza (diremmo il paziente cinismo) di chi si è abituato a giocare tutto in una partita, lo ha acchiappato. Non è stato facile. Il Vicenza è di patrimonio inglese e di filosofia molto, molto italiana. Di un'Italia di provincia. 

«Noi non andiamo in campo per non vincere, però se affrontiamo la Juve ci proviamo tenendoci coperti», ci aveva spiegato Guidolin un paio di settimane fa. 

E questo ha fatto. Il Vicenza si è disposto con quattro difensori in linea e cinque centrocampisti. Luiso, il Toro di Sora, se n'è rimasto a osservare i suoi compagni che persino nel loro momento migliore, la prima mezz'ora, lo hanno lasciato senza un pallone da spedire verso Peruzzi, il Cinghiatone di Viterbo. L'espressione tattica di Guidolin (cui è mancato all'ultimo momento anche Mendez, ricoverato d'urgenza all'alba in ospedale per una colica renale) era quella di chi punta a non prendere gol per giocarsi il trofeo ai rigori. Il piano ha retto benissimo per 45 minuti. Zidane dopo 10' si è costruito una buona occasione, sparacchiata sopra la traversa. Poi Conte al 27' ha impegnato Brivio in una parata centrale, Montero al 31' ha calciato malamente sul corner lungo di Zidane e non si è visto altro. Inzaghi e Del Piero si cercavano un po' più del solito, ma l'azione era sempre ingabbiata negli spazi stretti e ben presidiati da Stovini e dall'uruguayano Canals, cui giungeva spesso l'aiuto di Di Carlo, utilissimo. Sui cross dalla sinistra di Di Livio non c'era juventino che potesse arrivare e l'impressione era di povertà offensiva. Tanto più che mancava il contributo di Zidane, in ombra come a S. Siro: in questa Juve, che deve arrivare in porta con triangolazioni rapide, scatti secchi e lampi di genio, la buona vena del francese è ancora più indispensabile dell'anno scorso. Non c'era profondità nel gioco e meno che mai fantasia. 

Finché, dopo tre minuti della ripresa, la difesa del Vicenza finalmente si squarciava. Il cross di Pessotto dalla sinistra restituiva a Inzaghi il gusto della giocata rapinosa: il tiro sbatteva contro il palo, Brivio rispediva la palla fuori dalla porta ma Inzaghi era lì a ricacciarla dentro con un tocco ravvicinato. Non c'era più dubbio, a quel punto, che la Supercoppa sarebbe finita alla Juve perché il Vicenza non sapeva passare dalla fase di difesa a quella di attacco e i bianconeri trovavano nuovi entusiasmi. Al 10' Inzaghi scambiava con Conte e segnava di destro in diagonale e al 35' Conte chiudeva emblematicamente una parentesi travagliata della sua carriera con un gran tiro dal limite, ancora su tocco di Inzaghi che nel finale dava a Padovano (subentrato a Del Piero e assai vivace) la palla del quarto gol, che un recupero della difesa vicentina impediva. 

Marco Ansaldo 

tratto da: La Stampa 24 Agosto 1997





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