lunedì 8 aprile 2024

9 Aprile 1961: Vicenza - Juventus

É il 9 Aprile 1961 e Vicenza e Juventus si sfidano in questa gara valevole per la decima giornata del girone di ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1960-61
Il tutto si svolge allo 'Stadio Romeo Menti' di Vicenza.

La Juventus di Omar Sivori

Doveva arrivare lui per capire che ancora non sapevamo niente nessuno, in quanto a calcio giocato con perfidissima grandezza e in quanto al resto, l’inquietudine selvaggia dell’uomo, il suo sfidare il mondo a stinchi nudi dribblando i virulenti difensori e perfino irridendoli con un giochino nuovo: il tunnel. Era l’estate 1957. Veniva a costare alla Juventus (che aveva da qualche mese il più giovane presidente d’Italia, Umberto Agnelli) la bellezza, in quei giorni non ancora esplosi nel decantato boom economico del Paese, di dieci milioni di pesetas versati nelle casse del River Plate che adoperava la cifra per rinnovare lo stadio.
Nella cronaca di Carlo Bergoglio detto Carlin, re giornalistico d’epoca, sull’avvenimento del primo match giocato allo stadio di Torino in un pomeriggio di pioggia da Enrique Omar Sivori, si colgono perplessità nella prosa del maestro, perché l’argentino rallentò molto il gioco, esprimendo soltanto a momenti la superiore perfidia del suo piede sinistro.

tratto da SIVORI Omar: genio e follia dell’angelo ribelle 


Buona Visione!

 

vicenza



Stagione 1960-1961 - Campionato di Serie A - 10 ritorno
Vicenza - Stadio Romeo Menti
domenica 9 aprile 1961 ore 15:30
VICENZA-JUVENTUS 0-1
MARCATORI: Nicolè 9

VICENZA: Battara, Zoppelletto, Garzena, De Marchi, Panzanato, Savoini, Conti, Menti IV, Siciliano, Puia, Fusato
Allenatore: Lerici

JUVENTUS: Vavassori, Leoncini, Sarti B., Boniperti G., Cervato, Mazzia B., Mora, Charles, Nicolè, Sivori, Stacchini
Allenatore: Carlo Parola

ARBITRO: Adami




Il difficile compito della capolista sul campo del Lanerossi 
La Juventus ha superato contro il Vicenza una delle partite più dure del torneo 
II burrascoso finale poteva essere evitato se l'arbitro fosse stato più avveduto.

Contro il Bologna e contro la Roma si era giocato, ieri si è combattuto. La Juventus era apparsa grande contro due squadroni che avevano accettato i termini tecnici della lotta, ieri invece la partita si è trasferita su un piano che la squadra bianconera non ha mai gradito. Il calcio che si gioca sui campi della provincia (provincia calcistica, s'intende) non assomiglia a quello delle, grandi unità, di prevalentemente potenza atletica, è calcio d'urto più, che di manovra. Le squadre che hanno un grosso bagaglio tecnico non si sentono troppo avvantaggiate, è un bagaglio che Vicenza, lunedi sera. La battaglia di ieri è finita con la vittoria della Juventus, ma le emozioni che essa ha provocato non saranno tanto presto dimenticate. La squadra bianconera comincia solamente ora ad accorgersi quanto sia pesante da sostenere il ruolo di capolista. E' difficile che il Lanerossi riesca a ripetere una partita come quella di ieri, perche è il valore dell'avversario che stimola il gioco. La squadra si era preparata con particolare cura per questa prova, il suo schieramento era stato diligentemente studiato, ogni pedina aveva il suo compito fisso e bastava attenersi agli ordini. Ma queste pedine sono andate anche oltre gli ordini, e lo dimostra il fatto che la squadra ha attaccato assai piú di quanto non si sia difesa. 

Da parte sua, la Juventus non aveva metanizzato nulla, il suo lavoro difensivo era affidato al caso o all'improvvisazione del momento, credendo la squadra, al contrario del Lanerossi, di dover più attaccare che difendersi. E' avvenuto che mentre il Lanerossi, quando ha dovuto difendersi, lo ha fatto con una certa sicurezza (il goal di Nicole, con un tiro da venti metri, è stato in fondo un infortunio del portiere), la squadra bianconera ha dato invece l'impressione di un disagio che non riusciva del tutto a dominare. L'incidente del goal non convalidato ha reso furenti giocatori e pubblico, perché esso veniva proprio e conclusione degli sforzi del Lanerossi nella dura e continua offensiva della ripresa. La squadra si è sentita defraudata di quanto essa le spettasse di diritto. Se ci mettessimo nei panni del Lanerossi ci sarebbe difficile ragionare diversamente, ma la passione di parte non è e non sarà mai una logica di giudizio. Dopo la partita si ricordava una situazione pressoché identica subita dalla Juventus in una partita con l'Atalanta, cioé il fischio finale dell'arbitro che si fa sentire mentre la palla (calciata da Conti) sta viaggiando verso la rete. Che dire? Se l'arbitro dice che ha fischiato perché il tempo era finito difficilmente si possono trovare motivi fondati per dargli torto. Dal punto di vista del regolamento e della logica ha ragione lui. Restano in chi subisce la situazione e ne è danneggiato una sorda irritazione e un senso di rivolta contro chi è stato così rigido e così drastico da rasentare l'ingiustizia. Ma le ragioni che possono essere avanzate contro la decisione hanno essenzialmente carattere sentimentale. Si dice che non è giusto privare una squadra del premio delle sue fatiche, che un po' di comprensione ci vuole, che è impossibile seguire durante un'azione sotto porta il movimento delle lancette dell'orologio, perché si segue o il gioco o l'orologio. Tutto questo è vero finché la logica combina con gli interessi della propria squadra. Se il caso di domenica si fosse verificato davanti alla porta del Lanerossi, con una Juventus perdente e tutta protesa all'attacco, è perfettamente certo che Adami sarebbe stato lodato ed applaudito da coloro stessi che ieri lo insultavano. 

La passione agisce sempre in queste situazioni e offusca il giudizio di chi reagisce allo scopo di ottenere un vantaggio che in una situazione capovolta riterrebbe un danno. Crediamo comunque che Adami si legherà all'orecchio la lezione ìl regolamento è una cosa e il fiuto psicologico un altro. Se egli avesse fischiato la fine un momento prima o addirittura prima di tirare il calcio d'angolo, tutto sarebbe stato tranquillo. Si sarebbe detto che l'arbitro si era dimostrato troppo pignolo, ma la squadra e il pubblico non avrebbero avuto la sensazione di essere stati defraudati del giusto, tanto facilmente, ripetiamo, si identifica il giusto con il proprio interesse. La maturità di un arbitro è fatta anche di questi picco li accorgimenti, che non ledo no, del resto, il senso di giù sfizio, perché, come è noto, nel caso di domenica il tempo era già scaduto prima che Adami concedesse il calcio d'angolo. Ma lasciamo l'episodio clamoroso, che farà versare ancora molto inchiostro, perché la battaglia del campionato la si combatte non solo negli stadi, e volgiamo lo sguardo alla Juventus, uscita vittoriosa da una tempesta dalla quale era sembrato che non potesse cavarsela senza danno. Contro il Bologna e contro la Roma essa aveva data l'impressione di una maggiore robustezza di gioco e di una vena inventiva più continua. Che significa questo a abbassamento improvviso del livello tecnico della squadra. 

A nostro giudizio il fatto non può suscitare allarmi. La partita diventa cosi un ossessionante corpo a corpo, non c'è più manovra, ma c'è una spinta in profondità che mira a distruggere le fonti .del gioco stesso con l'accentuazione e la continuità del ritmo. Il Lanerossi corre, non correvano cosi tanto né il Bologna né la Roma. Per arginare questo ritmo è anzitutto necessario l'ordine, che significa compiti precisi, sempre diligentemente svolti. Se Mazzia non avesse seguito il suo istinto di mediano d'attacco, ascoltando invece e mettendo in esecuzione gli ordini dei tecnici che lo' assegnavano a compiti difensivi di fronte a Siciliano, ne avrebbe trattò senza dubbio giovamento la squadra nel suo duro e affannoso lavoro di arginamento della marea avversaria. Mazzia aveva giocato ottimamente a Bologna perché giunto per la prima volta in prima squadra era come uno scolaro che non osava andar oltre le istruzioni ricevute. Con la Roma e con il Lanerossi ha già preso della confidenza e più volte lo abbiamo visto ieri scattare anche lui al con trattacco in linea con gli avanti e scambiare la palla ora con Sivori, ora con Stacchini, con la conseguenza che, a con trattacco fallito, doveva poi sgambare per raggiungere la sua zona, rimasta intanto sco perta. Ci sembra che Mazzia richieda già troppo ai suoi mezzi e non sempre può andare bene. Ad ogni modo la Juventus se l'è cavata. Le toccheranno altre prove anche più aspre di quella di ieri, ed allora le gioverà anche l'avvertimento ohe ha avuto dal Lanerossi. Perché il difficile è appena cominciato. 

Ettore Berrà




lanerossi

juventus

lanerossi

nicole

vicenza

figurine

Stadio

vicenza





Nessun commento:

Posta un commento