martedì 19 marzo 2024

22 Marzo 1981: Juventus - Perugia

É il 22 Marzo 1981 e Juventus e Perugia si sfidano nella settima Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1980-81 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

I bianconeri sono affamati di vittoria dopo che l'Inter l'anno prima l'aveva beffato sul traguardo tricolore. Sará una vittoria per i bianconeri bella ed importante verso il cammino che porterá i nostri beniamini verso il dicianovesimo tricolore. 

Dall'altra parte c'é un Perugia che partito da una penalizzazione di cinque punti si ritrova in Serie B a fine stagione.

Buona Visione!


juve



Campionato di Serie A 1980-1981 - 7 ritorno
Torino - Stadio Comunale
Domenica 22 marzo 1981 ore 15.00
JUVENTUS-PERUGIA 2-1
MARCATORI: De Rosa 81, Brady rigore 85, Marocchino 89

JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu (Brio 60), Cabrini, Furino, Gentile, Scirea, Marocchino, Tardelli, Bettega, Brady, Fanna (Causio 69)
Allenatore: Giovanni Trapattoni

PERUGIA: Mancini, Lelj, Ceccarini, Frosio, Pin C., Dal Fiume, Bagni (Di Gennaro 79), Butti, De Rosa, Goretti, Tacconi
Allenatore: Molinari

ARBITRO: Terpin




Juventus, cronaca di una lunga sofferenza 
Il Perugia in vantaggio all'82' con De Rosa, raggiunto da Brady e battuto da Marocchino
Bianconeri generosi, ma in difficoltà contro la inattesa e grintosa tattica ostruzionistica degli umbri
Dopo il gol degli ospiti, l'arbitro Terpin dava una mano ai torinesi
Prima dello scontro Tacconi-Furino (rigore), Marocchino aveva portato la palla oltre il fondo
A 42" dalla fine la rete vincente di Marocchino 
Azzeccate scelte tattiche di Trapattoni 

TORINO — Ottantadue minuti di rabbia, quattro di terrore, un primo respiro di sollievo, altri quattro minuti di assalto disperato con il cuore in gola, poi l'urlo del trionfo a 42" dalla fine del match: attraverso questi stati d'animo, in un finale raro per il nostro calcio, la Juventus ha battuto il Perugia, il cui dispetto per la clamorosa vittoria sfumata in extremis è tanto comprensibile quanto sono parse incomprensibili la sua tattica di gioco e il suo accanimento. La cronaca che conta, di un match agonisticamente magnifico ma povero di gioco per la tattica rinunciataria degli umbri, è racchiusa negli ultimi otto minuti, trascorsi in una altalena di risultati che ha fatto rivivere a Liam Brady le emozioni del calcio inglese, dove le partite durano davvero un'ora e mezzo. 

All'82' segnava De Rosa. Un premio sproporzionato ai meriti del Perugia ma difesa e contropiede possono fruttare, l'Inter è pur tornata da Belgrado fra gli osanna. Pasticciavano sulla sinistra della difesa bianconera Cabrini e Furino, ne approfittava il «motorino» Butti che si impossessava della palla e quasi dal fondo centrava alto. Al centro riusciva un bello stacco a De Rosa, su Brio appena rientrato da una proiezione offensiva, e la deviazione di testa del capelluto centravanti perugino era fuori della portata di Zoff, alla sua sinistra. Juve in svantaggio, dopo una vana serie di attacchi. Disperazione bianconera in campo e sulle gradinate. Nel silenzio dello stadio la Juventus reagiva, ripartiva caparbiamente in avanti, e trovava insperatamente un aiuto nell'arbitro. Tentava un ennesimo affondo, di forza, Marocchino sulla sinistra del fronte offensivo, Terpin non si avvedeva che l'attaccante sospingeva la palla appena oltre il fondo, prima del cross. Partiva comunque il centro, lungo, la palla dalla parte opposta era toccata per Furino il quale a sua volta partiva in affondo. Gli riusciva il primo dribbling, su di lui in seconda battuta arrivava in spaccata Tacconi: sfiora la palla (che cambiava direzione e finiva oltre il fondo per un ennesimo corner) ma toccava anche Furino, che rovinava a terra. Terpin indicava il dischetto per il penalty, al termine di una azione viziata in partenza. Le proteste del Perugia erano vibranti quanto vane. Mancini suo malgrado poneva il pallone sul dischetto. Brady si avviava, ed al termine di una rincorsa tranquilla piazzava un pallone imprendibile, alto, alla sinistra del portiere perugino. Uno a uno. 

Il Perugia dimenticava tutto quanto era accaduto prima, per gli umbri il pareggio era una ingiustizia, in panchina l'allenatore-avvocato Molinari prendeva a calci la cicca della sigaretta. Per la Juve il pari era già uno scampato pericolo, ma dava altro slancio. Ancora alcuni affondo, ed al 44 e 18" arrivava la vittoria. Causio che fa spiovere un pallone in area dalla destra, Brio che fa valere il suo vigore atletico, si fa largo e batte a rete, tiro respinto alla meglio, Marocchino che in qualche modo controlla e caccia dentro. Due a uno e «melina» finale per i bianconeri, con il Perugia che ancora si dibatte fra i fischi, e cerca l'ultimo affondo senza impensierire Zoff. Cosi è finita Juventus-Perugia, un thrilling che ha tenuto a lungo il pubblico con il fiato sospeso, prima di scuoterlo con un finale imprevedibile. La vittoria soddisfava ma non placava la Juventus, che a fine gara non si spiegava il contegno degli avversari. Il regolamento del calcio dice semplicemente che le squadre sono obbligate a mandare in campo la formazione migliore, è una raccomandazione per salvaguardare la regolarità del campionato. Il «come giocare» è a discrezione. Perché il Perugia ormai condannato alla B non abbia scelto la strada della manovra (senza dubbio più gradita ai bianconeri) ed abbia invece preferito una grinto- sissima gara tattica, come se fosse in gioco la salvezza, la Juve non riesce a spiegarselo. Ma se qualche bianconero si ricorda passate scintille (le ricordava già Paolo Sollier in un libro, raccontando la sua vita in Umbria) qualcosa può capire. E poi la rabbia della condannata alla B che esplode contro una grande. Altre sollecitazioni misteriose sono cose da retrobottega del football. Di certo un Perugia votato allo zero a zero è parso incomprensibile, ma la Juventus doveva accettare la situazione sin dall'avvio del match. 

Attaccava in forze, tentando la strada del gioco largo, portando avanti Gentile che in due occasioni arrivava al tiro in buona posizione ma senza fortuna. Cercava con la stessa sorte la botta da lontano Cuccureddu. Un tiro da lontano di Butti concretizzava una delle rare avanzate perugine, mentre prendeva corpo il duello, senza esclusione di colpi, fra Bagni e Cabrini, due galli da combattimento. Al 34' Mancini ribatteva una staffilata di Furino, partiva sulla risposta Goretti e Scirea prudentemente lo bloccava di brutto fuori area. Ma era sempre la Juve a dominare, a collezionare calci d'angolo. Venivano ammoniti Ceccarini (ostruzionismo), poi Bagni, Cabrini e Butti, tutti per rudezze. La Juve stentava, la spinta di Brady e Tardelli era difficile, con le punte bloccatissime da molti avversari. Al 15' della ripresa. Trapattoni cominciava dalla panchina a vincere la partita, anche se non poteva prevedere il finale strappacuore. Sostituiva Cuccureddu con Brio, che rientrava disinvolto (e applaudito) in serie A andando subito a cercare fortuna con la sua forza, il suo colpo di testa, in area avversaria. Inserito l'ariete, Trapattoni si preoccupava dei rifornimenti, mandava Causio al posto di Fanna per eseguire i cross che mancavano. Il «barone» entrava bene nella parte, lavorava buoni palloni e li lanciava al centro. Il Perugia sostituiva l'esausto Bagni, anche per evitare una espulsione al focoso attaccante, e si arrivava al gran finale. De Rosa di testa. Brady dal dischetto. Marocchino in mischia. Due a uno per la Juve, primo posto senza condomini. Sofferenza, paura? Tante, ma valeva la pena. 

Bruno Perucca
tratto da: La Stampa 23 marzo 1981




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La Stampa 23 marzo 1981

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La Stampa 23 marzo 1981

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